Clausura ≠ chiusura
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi e dappertutto, non è esattamente una settimana come le altre
È banale sottolinearlo, ma è altrettanto evidente: dalla scorsa newsletter sembrano passati dei mesi. È così che funzionano i grandi cambiamenti. I punti fermi si sgretolano e il tempo sembra metter su ciccia, acquistando un peso specifico che i nostri sensi non sono programmati per riuscire a elaborare. Anche i più attenti perdono il senso della prospettiva mentre il muro del qui e ora blocca la visuale: oltre di esso si procede a tentoni, nella nebbia, di speculazione in speculazione (nel doppio senso di osservare/meditare e sfruttare la situazione).
Da queste parti si è rimuginato se andare avanti come nulla fosse — come facciamo di solito, cercando di sfuggire alla dittatura dell'argomento caldo e della “notizia del giorno”. Mentre ci si approntava, come quasi* tutte e tutti, a confinarsi in casa, abbiamo tuttavia pensato: «chissà gli altri cosa fanno, e faranno, in questi giorni?».
Intuizione per nulla originale ma sincera: volevamo capire come se la vivono i professionisti e gli artisti coi quali abbiamo incrociato le nostre strade, o che stimiamo per motivi professionali e non.
Abbiamo quindi buttato giù una piccola lista di otto domande, uguali per tutti — format che alcuni detestano ma che a noi piace molto perché, a nostro giudizio, dentro a una “gabbia”, volendo, puoi ritagliarti tutto lo spazio che vuoi, e la gabbia in sé diventa una sorta di domanda nascosta, invisibile ma presente: come la affronta l'intervistata o l'intervistato? Come ci si muove dentro?
Spedite a un po' di contatti, le domande sono diventate risposte e le risposte si sono trasformate in una sezione speciale: L'arte di starsene a casa.
Sono15 finora le interviste uscite: c'è un art director, ci sono tre illustratrici, un illustratore, un fumettista, un designer, una maestra, due scrittori, una scrittrice, una fotografa, un consulente di comunicazione, una pittrice, una consulente nel settore del tessile.
La prossima settimana ne avremo altre. Si tratta di persone che spesso lavoravano già da casa, ma che stanno anche molto in giro, e che secondo noi hanno punti di vista interessanti su ciò che sta succedendo, oltre che strategie “di sopravvivenza” e consigli interessanti su come passare il tempo**.
Questa settimana, quindi, non riporteremo gli articoli usciti — quelli, comunque, vi invitiamo ad andarli a trovare su frizzifrizzi.it, come sempre. Dalla prossima torneremo con la newsletter normale.
Buon fine settimana.
Tenete le finestre aperte il più possibile — quelle di casa ma soprattutto quelle della mente.
Due postille:
* È una considerazione che avevamo affidato a una nota a pié di pagina, qui, ma crediamo valga la pena ribadirla.
Quando tutti quanti noi parliamo di dover stare a casa, lamentandocene, non dimentichiamo mai che ci sono molti, moltissimi, che al lavoro devono andare comunque; e ci sono quelli che la casa non ce l’hanno — perché, come sottolineano alcuni, l’#iorestoacasa presuppone una certa idea di casa — o quelli e soprattutto quelle per cui la casa non è poi così differente da un inferno. E non scordiamoci di colore che questa situazione sono costretti a passarla nelle carceri.
** Effettivamente se c'è qualcosa che non manca, negli ultimi giorni, sono i suggerimenti su cosa fare.
Da una parte siamo assai felici di averne chiesti, a nostra volta, agli intervistati (noi per primi siamo curiosissimi di sapere che libri consigli quello scrittore o che film guardi quell'illustratrice).
Dall'altra ci sembra molto stimolante la riflessione fatta da Designer of what nella loro ultima newsletter.
Ne riportiamo un estratto:
«È come se l’ansia prestazionale della vita “normale” fosse stata traslata all’interno delle mura domestiche, sperimentando nuove prassi nuovi gesti e nuove pressioni da mettere in scena. Facciamo tutti un respiro profondo, plachiamo questa corsa ai ripari e prendiamo le distanze da tutto quello che intorno pare voglia brandizzare anche sta quarantena.
È bello scambiarsi i film e i libri da vedere, è bello farlo con calma, ma non è bello trattare questo tempo come una scatola da riempire, soprattutto perché non è mica avulso dal resto della nostra vita e il contesto in cui sta accadendo è piuttosto singolare. Pensiamoci bene, annoiamoci, assimiliamo tutto a dovere e saremo in grado di tirare serenamente le somme quando tutto sarà finito».