Plastica, bellezza, logo medievali e abiti di carta
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
· il primo torneo internazionale di calcio a essere organizzato in Italia fu anche tra i primi al mondo: si chiamava Torneo Internazionale Stampa Sportiva e lo ideò l'inserto sportivo del principale quotidiano torinese (in finale arrivarono il Servette Football Club Genève 1890 e il Torino, quest’ultimo sconfitto 3-1);
· la paper artist Caterina Crepax ha iniziato ad amare la carta fin da bambina: «Uno dei primi ricordi» rammenta, «è la carta beige spessa e materica della macelleria, portata a casa da mia madre e sottratta alla spazzatura per disegnarci la forma delle mie mani, ritagliarle e applicarle a rilievo ai lati del viso di un bambino disegnato prima, per ottenere un effetto di profondità», racconta lei;
· la fotografa Hannah La Follette Ryan ritrae da anni le mani dei passeggeri della metropolitana di New York;
· ci sono antiche miniature che raffigurano suore che raccolgono frutti da un albero di peni;
· l'inquinamento da microplastiche contribuisce al declino della fertilità delle specie animali, compresa quella umana. Secondo l'epidemiologa statunitense S. H. Swan dopo il 2040 la situazione precipiterà drasticamente, incidendo in modo notevole sulla capacità di una coppia sana di concepire naturalmente;
· moltiplicando 1 metro per 1027 si arriva oltre i confini dell'universo conosciuto;
· si può trovare la strada di casa attraverso i sapori.
Dei logo medievali
L'artista e designer russo Ilya Denisov, conosciuto con lo pseudonimo di Ilya Stallone, ha provato a immaginare come sarebbero stati alcuni dei più celebri marchi del mondo in epoca medievale, ispirandosi allo stile delle miniature degli antichi manoscritti. — Il progetto si chiama Medieval Branding e vede come protagonisti Burger King, Audi, Lacoste, Windows, Starbucks, YouTube, Puma, Firefox, Playboy e Instagram.
Dei caratteri
Un nuovo carattere ispirato a un vecchio inserto sportivo italiano
Si chiama Stampa, l'ha disegnato la spagnola atipo foundry e si basa sulla testata de La Stampa Sportiva, inserto che uscì con il quotidiano La Stampa dal 1902 al 1926.
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Il lettering dei dischi nel nuovo calendario di design-associati
Lo studio veneto ogni anno va a cercare caratteri “d'archivio” per realizzare calendari e agende. Per il 2022 ha lavorato al lettering di 12 dischi — dai Clash a Mina, dai Kraftwerk a James Brown — per un calendario pieno di carattere e... caratteri.
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Una rivista che gira attorno a un font
Invece di produrre il solito specimen, la fonderia tipografica britannica Sociotype ha pensato di fondare una rivista, e di dedicare ogni numero a una famiglia di font.
Il primo è interamente focalizzato sul tema della “gestualità” e composto con il font Gestura.
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Della carta
La paper artist Caterina Crepax è andata a pescare nello sterminato archivio di pattern tessili del Fondo Brandone della Fondazione Fashion Research Italy per costruire una collezione di 18 abiti-scultura in carta riciclata, in mostra a Bologna fino al 27 febbraio. — L'esposizione — La gentilezza della carta. La sostenibilità è bellezza — è nata in occasione del lancio di Punto Sostenibilità, nuovo progetto della fondazione che consiste nel più grande e completo archivio italiano di materiali tessili, accessori e soluzioni di packaging sostenibili per la moda.
Delle tesi
Come ti guardi. Come ti guardano
La giovane designer Martina Rubini ha dedicato la sua tesi di laurea all'evoluzione dei canoni di bellezza e della figura femminile nel contesto italiano.
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Le microplastiche sono deliziose?
La tesi di laurea di Laura Mocellin è un albo illustrato sui pericoli dell’inquinamento da plastica, raccontato attraverso la storia di cinque paperelle di brillante plastica gialla.
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Delle storie di sapori, illustrate
La piattaforma online Celestial Peach, fondata dalla londinese di origine cinese Jenny Lau, è dedicata alla scoperta della cultura cinese attraverso il cibo. Negli anni Lau ha intervistato chef, blogger, scrittrici e scrittori. Per festeggiare la 100ª intervista ha chiesto a 40 illustratrici e illustratori di interpretare visivamente le storie raccolte. — Si possono vedere in una mostra online.
Dei video-esperimenti
Passarsi la palla
40 talenti dell’animazione di tutto il mondo hanno collaborato a un cortometraggio collettivo.
3 secondi a testa, per poi passare la palla a un’animatrice o un animatore di un’altra nazione di cui si ammira il lavoro.
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45 anni dopo Charles & Ray Eames
La celebre “coppia del design” nel 1977 girò un filmato sulle dimensioni dell'universo. Si chiamava Powers of ten ed è stato rifatto in una nuova versione, alla luce delle conoscenze e delle tecnologie attuali.
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Come ogni lunedì
È una rubrica a cura della giovane illustratrice e tatuatrice Alessandra Bruni, che ogni settimana illustra una notizia della settimana precedente.
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E inoltre
Per celebrare il quarto di secolo di attività, il Guggenheim Bilbao ha presentato un nuovo logo temporaneo
DUE G RUOTANO E SI SCOMPONGONO FINO A DIVENTARE UN 25 →
Nella sua rubrica Cinque, Davide Calì presenta cinque albi illustrati dell'autore giapponese Satoshi Kitamura.
CHE PURTROPPO NON VIENE PUBBLICATO IN ITALIA DA MOLTI ANNI →
Un gruppo di “video essayst” sta costruendo un “vocabolario delle serie tv”.
L’IDEA È SEMPLICE: CERCARE DI CATTURARE L’ESSENZA DI UNA SERIE IN UNA SOLA PAROLA, DA ESPLICITARE ATTRAVERSO UN MINI-VIDEO →
Le sculture di Thirza Schaap ♳
REALIZZATE CON LE PLASTICHE PORTATE A RIVA DALL'OCEANO →
Case delle bambole 🏠
PROGETTATE DA ARCHITETTE E ARCHITETTI →
Il nostalgico potere della tipografia in The French Dispatch 🔡
CREATIVEBOOM HA INTERVISTATO MARIE BOULANGER DI MONOTYPE SULL'USO DELLA TIPOGRAFIA NELL'ULTIMO FILM DI WES ANDERSON →
La persona statunitense più fotografata dell'intero '800 📸
FU FREDERICK DOUGLASS, EX SCHIAVO CHE DIVENTÒ UN IMPORTANTISSIMO ATTIVISTA E ORATORE, PRIMO NERO A ESSERE CANDIDATO ALLA VICE-PRESIDENZA DEGLI USA →
Bonus Garbage Patch State di Graziano Graziani*
II «Great Pacific Garbage Patch», la gigantesca isola di rifiuti plastici che fluttua nel mezzo dell'oceano, ha da qualche tempo occupato un suo posto nelle cronache dei giornali, anche se non di rilievo come auspicano invece gli ecologisti, che lo hanno inserito nel decalogo dei disastri ambientali più devastanti del pianeta (al 7°posto, secondo il sito Treehugger.com). Quello che invece la maggior parte dell'opinione pubblica ignora è che l'immensa isola di plastica ha dichiarato l'indipendenza e ha assunto il nome di Garbage Patch State. E si tratta per giunta di uno stato federale, perché di vortici di plastica ne esistono ben cinque, sparsi tra l'Oceano Pacifico, l'Atlantico e l'Oceano Indiano, e tutti insieme contano una superficie globale di quasi sedici milioni di chilometri quadrati. Cioè giusto un milione di chilometri in meno dell'estensione della Russia, per intenderci; anche se la superficie delle isole è variabile, vuoi per le maree vuoi per i nuovi rifiuti che si aggiungono man mano, captati dai vortici e dalle correnti marine.
La dichiarazione di indipendenza del Garbage Patch State è stata officiata solennemente a Parigi l'11 aprile 2013, nell'atrio della sede dell'Unesco, sotto l'avallo dell'agenzia delle Nazioni Unite. La nuova nazione, dunque, ha ottenuto fin dalla sua nascita un importante riconoscimento internazionale. Cosa straordinaria tanto più se consideriamo che si tratta di uno Stato che non ospita alcuna forma di vita biologica. Già, perché quella dell'isola dei rifiuti non è una superficie abitabile e nemmeno una superficie in senso stretto, visto che è composta da un agglomerato di frammenti plastici che fluttua nei vortici oceanici.
L'idea di sfruttare la potente metafora dell'isola, facendone per giunta uno Stato a sé, è di Cristina Finucci, architetto e artista italiana che risiede a Madrid. Finucci ha ricevuto sostegno da diverse istituzioni universitarie europee, che hanno appoggiato la sua iniziativa indipendentista, che ha l'obiettivo neanche troppo celato di sensibilizzare l'opinione pubblica. Nel 2013 Ca' Foscari, a Venezia, ha ospitato una mostra sul Garbage Patch State che ha rappresentato il padiglione del nuovo Stato presso la Biennale d'Arte. Tra gli eventi allestiti, la liberazione nel Canal Grande di una rete rossa contenente centinaia di tappi di bottiglie di plastica, simbolo dello Stato e della dispersione dei rifiuti in mare. Dopo Venezia, la mostra ha fatto tappa anche a Roma.
Non bisogna pensare, tuttavia, che il Garbage Patch State sia solo una trovata. Grazie al lavoro degli studenti di Ca' Foscari la nuova nazione ha preso una vera e propria fisionomia, dotandosi di una bandiera, di una cultura e di tutto l'armamentario che fa di uno Stato un vero Stato. Il vessillo nazionale è un campo blu, come il mare, con cinque nuclei di frecce rosse che rappresentano le cinque isole dello Stato. Le frecce sono una «scomposizione» del simbolo del riciclo, composto da tre frecce verdi posizionate in un circolo «virtuoso»: qui invece le frecce sono rosse, come il pericolo, e puntano ognuna in un punto diverso. C'è anche una Costituzione provvisoria, siglata il giorno dell'indipendenza, l'11 aprile 2013, presso Garbagia, la capitale dello Stato. Sulla Costituzione, che sembra per altro molto avanzata in fatto di libertà individuali, si può leggere tra i principi fondamentali anche «la supremazia della spazzatura del genere umano». Già, perché i veri abitanti del Garbage Patch State non sono altro che i rifiuti, la plastica dispersa in mare.
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* Estratto dal uno dei capitoli dell'Atlante delle micronazioni, di Graziano Graziani, Quodlibet, 2015.
Graziani è scrittore, documentarista, critico e si occupa di letteratura e teatro. È uno dei conduttori di Fahrenheit, storica e imperdibile trasmissione di Rai Radio 3.