Pattern, giardinaggio, paper cut e mal di vivere
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
· Hans Christian Andersen amava ritagliare la carta mentre raccontava una delle sue storie davanti un pubblico, completando la sua creazione di “paper art” proprio nel momento finale del racconto;
· in un numero del 1955 della rivista LIFE si lodavano gli oggetti in plastica usa-e-getta, che avrebbero liberato le casalinghe da ore e ore di faccende di casa;
· «il giardino non è uno spazio neutro» sostiene la curatrice e critica d'arte Laurie Cluitmans. «Non è solo uno spazio per trascorrere il tempo libero, o un rifugio, sicuro e appartato. Né il giardino è solo un luogo in cui lasciare correre selvagge le fantasie di evasione. No. Nel giardino la vita si riflette e si manifesta». In tutte le sue forme.
Della plastica
Il prossimo marzo inaugurerà presso il Vitra Design Museum una grande esposizione dedicata al materiale-simbolo del XX secolo. Dal suo fascino utopico al consumismo, dalle tecnologie al disastro ambientale, la mostra andrà a coprire l'intera storia della plastica, presentando video, installazioni, documenti e oggetti, con molti pezzi rari d'epoca. — Ecco una piccola anteprima di Plastic. Remaking Out World.
Della natura, nell'arte
I pattern di Emile-Allain Séguy
L'artista francese, vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900, fu un maestro della decorazione e coi suoi pattern attraversò l'Art Nouveau e l'Art Déco.
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Sulla necessità del giardinaggio, dalla A alla Z
Secoli di storia, spunti letterari, mitologia, religioni, politica, riflessioni filosofiche, dipinti antichi e opere d’arte contemporanea in un volume che offre un originalissimo viaggio mentale — prima ancora che fisico — nel complesso universo-giardino, in forma di abbecedario.
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La crisi climatica, in 4 corti d'animazione
Li ha realizzati lo studio torinese illo, che ha collaborato con la no-profit The Nature Conservancy per raccontare con bellezza e semplicità temi come la biodiversità e la sostenibilità.
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Dei giovani talenti
Sono quelli del MiMaster Illustrazione di Milano: 22 studentesse e studenti che hanno accettato la sfida di raccontare lo spirito e le anime di Frizzifrizzi attraverso un'illustrazione. — I loro lavori sono tutti qui.
Della carta
I paper cut di Hans Christian Andersen
Lo scrittore danese era anche un appassionato “paper artist” e realizzava moltissime opere ritagliando la carta e poi donando le sue creazioni ad amiche, amici, ammiratrici e ammiratori. Oggi ne sono rimaste circa 400, molte delle quali conservate presso l'Odense Bys Museer.
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La nuova agenda-calendario Fedrigoni 365
Ogni giorno presenta una grafica differente, ed è suddivisa in quattro volumi, stampati da diverse realtà e tutti rilegati in maniera diversa.
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Carte da parati ispirate alla natura, al rosso e alle tradizioni
Decine di nomi del design, della grafica, dell'arte, dell'illustrazione e della moda hanno progettato i pezzi della nuova collezione di carte da parati di Wall&Decò, che si possono ammirare come in una mostra visitando un museo online.
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Una crisi profonda
L'animatrice, illustratrice e fumettista canadese Catherine Lepage ha raccontato il “mal di vivere” con rara ironia e intelligenza, attraverso un corto d'animazione in cui le parole e le immagini prendono strade diverse. — Si intitola The Great Malaise, e si ride e ci si commuove allo stesso tempo.
Dei viaggi
Un cammino chiamato vita
Nella sua rubrica Cinque Davide Calì consiglia cinque albi illustrati che «ti proiettano nel futuro e ti fanno sbirciare su come sarà, cosa diventerai, cosa farai».
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Una guida turistica sui mezzi di locomozione più strani
L'agenzia creativa bresciana Gummy Industries ogni anno manda alcune persone in missione dentro e fuori dai confini italiani e realizza una guida “sui generis”.
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Come ogni lunedì
È una rubrica a cura della giovane illustratrice e tatuatrice Alessandra Bruni, che ogni settimana illustra una notizia della settimana precedente.
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E inoltre
Da ragazzino Ryland Walker Knight andava al cinema con suo padre. Il cinema era proprio in fondo alla strada, e nel viaggio per andare e tornare passava sempre davanti a una libreria.
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Una tipografa giapponese di 83 anni che ama ancora il suo lavoro 👵
E RICORDA DOVE STA OGNI SINGOLO CARATTERE DEI MIGLIAIA CHE HA NEL SUO LABORATORIO →
La serie dei “ritratti accidentali” del grande Beppe Giacobbe è meravigliosa ꈍ ʖ̫ ꈍ
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La mostra di illustrazione Utopia, frutto dell'annuale Concorso internazionale di illustratori contemporanei indetto da Tapirulan, sta per chiudere 🖼
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Il dietro le quinte della nuova serie animata in stop-motion di Netflix 🏠
THE HOUSE →
Le migliori illusioni ottiche dell'anno 👀
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Se twitti il tuo lavoro dei sogni a un bot, un'intelligenza artificiale te lo rappresenta con un'immagine 🤖
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Creature della montagna 🏔
UNA SERIE FOTOGRAFICA REALIZZATA DA JAN ERIK WAIDER SULLA CATENA TEDESCA DELL'HARZ →
«Punxsutawney Phil è un ciarlatano» 🌧
COSÌ SOSTIENE IL SITO FIVETHIRTYEIGHT, CHE HA STUDIATO LE PREVISIONI AZZECCATE O MENO DALLA CELEBRE MARMOTTA E DAI SUOI “RIVALI” →
«L’animale ci toglie dalla zona confortevole del nostro linguaggio, va ascoltato liberandoci da ogni struttura, e, quando è impossibile stabilire un legame empatico (penso a certi insetti o animaletti per cui è raro provare moti affettivi), va lasciato essere nella sua diversità, sapendo che l’esistenza è anche, e spesso soprattutto, altro da noi» 🐾
FRANCESCA MATTEONI SU L'INDISCRETO SCRIVE DEL “PERCHÉ DOVREMMO EMPATIZZARE CON GLI ANIMALI” →
Bonus Articolo 03: la nazione delle piante non riconosce le gerarchie animali, fondate su centri di comando e funzioni concentrate, e favorisce democrazie vegetali diffuse e decentralizzate di Stefano Mancuso*
Piante e animali si sono separati fra 350 e 700 milioni di anni fa in un periodo decisivo per la storia dell’evoluzione sul nostro pianeta. In corrispondenza di questo snodo fondamentale, infatti, la vita prenderà due strade divergenti che porteranno da un lato alla nascita delle piante e dall’altro a quella degli animali. Le prime, grazie alla loro prodigiosa abilità fotosintetica, non avranno bisogno di spostarsi alla ricerca di cibo essendo energeticamente autonome. I secondi, al contrario, obbligati per sopravvivere a predare altri organismi viventi, saranno costretti al movimento, in costante ricerca di quella stessa energia chimica che le piante hanno originariamente fissato dalla luce del Sole. Una scelta iniziale dalla quale deriveranno organismi molto differenti in termini di organizzazione e funzionamento.
Essere radicati al suolo, senza possibilità di spostarsi dal luogo in cui si è nati, ha delle conseguenze fondamentali. Le piante non sfuggono di fronte ad un predatore; non vanno alla ricerca di cibo; non si spostano verso ambienti più confortevoli. Le piante non hanno la possibilità di adoperare la principale soluzione che gli animali utilizzano per risolvere qualunque difficoltà: il movimento. Ma se non si può scappare, come è possibile resistere ai predatori? Il trucco sta nel non avere alcun organo fondamentale singolo o doppio, distribuendo al contempo sull’intero corpo tutte quelle funzioni che gli animali concentrano in organi specializzati. Gli animali vedono con gli occhi, sentono con le orecchie, respirano con i polmoni, ragionano con il cervello ecc., le piante vedono, sentono, respirano e ragionano con tutto il corpo. Una differenza fondamentale: concentrazione contro distribuzione, le cui conseguenze per la vita di noi animali non sono immediatamente intuibili.
Ovviamente, a chiunque è evidente l’estrema fragilità del nostro corpo. Basta un banale malfunzionamento di uno qualsiasi dei nostri organi perché la nostra sopravvivenza sia pregiudicata. È una delle conseguenze della nostra organizzazione; non è l’unica e credo neanche la più importante. L’essere costruiti con un cervello che presiede alle funzioni dei vari organi specializzati ha influenzato in pratica qualunque tipo di organizzazione o struttura l’uomo abbia mai ideato. “Replichiamo dappertutto questa organizzazione centralizzata e verticistica. Le nostre società sono costruite secondo lo stesso schema. Le nostre aziende, gli uffici, le scuole, gli eserciti, le associazioni, i partiti, tutto è organizzato secondo strutture piramidali. I nostri stessi strumenti, anche quelli più moderni come il computer, sono dei semplici analoghi sintetici di noi stessi; un processore, che mima le funzioni del nostro cervello, che governa delle schede (hardware) che imitano le funzioni dei nostri organi.
L’unico vantaggio di questo tipo di organizzazione è la velocità. Un capo, che sia l’unico intitolato a decidere, dovrebbe essere in grado di stabilire velocemente le azioni da compiere. Questa qualità delle organizzazioni centralizzate, sebbene garantisca la necessaria velocità di azione al corpo animale, fallisce tuttavia malamente nella pratica umana. Ogni organizzazione gerarchica, infatti, evolve una sua burocrazia, ossia un gruppo di persone la cui funzione è di trasformare in consuetudine il meccanismo di trasmissione dei comandi attraverso i diversi livelli della gerarchia.
La trasmissione da un livello all’altro della catena gerarchica, oltre che essere inevitabilmente soggetta ad errori, richiede del tempo, eliminando così la velocità di azione, ossia l’unico vero vantaggio ascrivibile ad una organizzazione centralizzata. Rimangono, invece, intatti gli innumerevoli svantaggi: dalla fragilità dell’organizzazione, cui basta rimuovere un qualunque organo fondamentale perché crolli, alla distanza fra il centro che prende le decisioni e il luogo in cui le decisioni stesse hanno effetto. E non è affatto finita qui: i problemi conseguenti alla esistenza della burocrazia, tessuto connettore fondamentale in ogni organizzazione gerarchica, sono numerosi e uno peggiore dell’altro; prenderne coscienza può aiutarci a capire in che ginepraio ci siamo andati a cacciare.
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* Estratto da La Nazione delle Piante, di Stefano Mancuso, 2019.
Mancuso è botanico e saggista. Dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università degli Studi di Firenze ed è membro dell'Accademia dei Georgofili.