Alfabeti, farfalle, verdure e archivi di famiglia
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
· oltre a essere pieno di personaggi e di storie, il poema epico indiano Mahābhārata è lunghissimo: ben 98.000 versi, quasi il triplo dell'Odissea e più di sei volte dell'Iliade;
· secondo la leggenda, il nome della città di Genova deriverebbe da Giano, il dio bifronte, perché la città guarda al contempo il mare e le montagne;
· una mappa di Venezia può diventare un carattere tipografico;
· i mattoncini Lego possono essere usati per stampare;
· nel Medioevo c'era la convinzione che la melanzana avesse il potere di rendere tristi le persone;
· nel 1901 il grande artista giapponese Kamisaka Sekka venne mandato “in missione” a Glasgow, per l'Esposizione Universale, con lo scopo di scoprire le tendenze artistiche e i gusti occidentali;
· ci può essere arte (involontaria) pure nelle gomme da masticare spiaccicate sull'asfalto;
· l'artista del collage Lola Dupre ha talmente tanti pezzetti minuscoli di carta in giro per casa che li ritrova spesso nel cibo o sopra al suo gatto.
Una città
Anche Genova ora ha la sua “rivista che non esiste”. Si chiama The Genoeser e segue il format lanciato anni fa da The Parisianer e poi adottato da progetti simili in tutto il mondo: il magazine vero e proprio, appunto, non c'è, ma ci sono le copertine illustrate, che raccontano la città vista attraverso lo sguardo di artiste e artisti. — La prima copertina è uscita questa settimana, firmata da Jacopo “Fatomale” Olivieri.
Degli animali
50 uccelli, stampati coi Lego
Roy Scholten, designer dei paesi bassi, crea i suoi “ritratti aviari” con i mattoncini, che poi ricopre di inchiostro e usa anche per stampare.
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Tenerissimi gatti mostruosi
Li crea — usando solo forbici e colla — l'artista scozzese del collage Lola Dupre, che trasforma le immagini di partenza spezzettandole in frammenti minuscoli e poi ricomponendole in nuove versioni distorte, dilatate, moltiplicate.
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Le “mille farfalle” di Kamisaka Sekka
Il grande artista giapponese di inizio '900 e uno dei suoi capolavori, tra tradizione nipponica e influenze Art Nouveau.
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Le verdure magiche di Olaf Hajek
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Delle verdure interessanti
Nel suo nuovo albo illustrato, l'artista tedesco Olaf Hajek racconta storie e aneddoti su aglio e barbabietola, carota e cipolla, finocchio e melanzana, peperone e pomodoro... — Si intitola Veggie Power ed è un tripudio di colori e sapori che sembrano sprigionarsi da ogni pagina.
Degli alfabeti
L'immaginario induista nelle lettere di Anjali Joshi
La giovane designer indiana ha disegnato un intero alfabeto basato sullo “scheletro” dell’Helvetica, decorato con figure e pattern che riprendono e sintetizzano alcune delle vicende narrate nei due antichi testi sacri Mahābhārata e Rāmāyaṇa.
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Tutto può diventare tipografia
Per 100 giorni il designer veneto Matteo Bertin ha creato un nuovo alfabeto al giorno usando come base di partenza fotografie, illustrazioni e mappe. Il risultato dei suoi esperimenti è stato raccolto in un libro.
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Francobolli dalla A alla Z
Per l’annuale sfida dei 36 Days of Type, la designer Marie Boulanger ha puntato sul fascino senza tempo dei francobolli, progettandone uno per ogni paese, usando esemplari veri come base e andando poi a modificare la vignetta con lettere e numeri creati da lei.
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Delle nuove prospettive
«La tecnologia e i social media ci offrono scorciatoie per trovare nuove ed eccitanti cose, ma è solo un'illusione. La vera sfida è guardare con occhi nuovi a ciò che già ci circonda e vederne il potenziale. Non possiamo cambiare tutto ciò che abbiamo attorno, ma possiamo cambiare il modo in cui lo guardiamo. E qualcosa di ordinario può diventare straordinario. È tempo di dare una seconda occhiata a ciò che è già intorno a noi. La città è nostra». — La nuova rivista The City is Yours è la dimostrazione di come basti cambiare punto di vista ed esercitare l'attenzione per trovare la meraviglia nelle piccole cose.
Dei progetti universitari
Un archivio di oggetti della memoria
Tornata a casa dai suoi per la pandemia, Barbara Foltran, studentessa alla Basel School of Design di Basilea, pensava di non riuscire a trovare materiale per un progetto a tema libero sugli archivi. Poi ha guardato con occhi nuovi agli oggetti ereditati dai suoi avi.
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I ritratti di Onofrio Passariello
Ispirandosi ai bizzarri personaggi dei murales di cyop&kaf nei Quartieri Spagnoli, il giovane designer ha realizzato una serie di ritratti in un progetto per il corso di fotografia dell'Accademia di Belle Arti di Napoli.
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Come ogni lunedì
È una rubrica a cura della giovane illustratrice e tatuatrice Alessandra Bruni, che ogni settimana illustra una notizia della settimana precedente.
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E inoltre
Sergio Olivotti è un autore e illustratore con un immaginario tutto da scoprire.
NELLA SUA RUBRICA CINQUE, DAVIDE CALÌ CONSIGLIA I SUOI LIBRI PIÙ INTERESSANTI →
«Tra il capo chinato e il barolo chinato, io so cosa scegliere. Credo anche voi» dice il nostro Federico Demartini nel suo nuovo Bisticcio.
LA PAROLA DAI DUE SIGNIFICATI È, APPUNTO, “CHINATO” →
Gemelle e gemelli che non sono gemelle e gemelli 🙍🙍
NELLA SERIE I’M NOT A LOOK-ALIKE! DEL FOTOGRAFO FRANÇOIS BRUNELLE CI SONO PERSONE QUASI IDENTICHE SENZA ALCUN LEGAME DI PARENTELA →
Gli inquietanti poteri nascosti nel “carino” 😻
UN ESTRATTO DAL SAGGIO CARINO! DI SIMON MAY →
Le mappe della situazione in Ucraina 🇺🇦
UN THREAD COSTANTEMENTE AGGIORNATO SU TWITTER →
La (in)sostenibilità dell'industria del fast fashion 👖
UN LUNGO ARTICOLO SU BLOOMBERG GREEN, PIENO DI INFOGRAFICHE→
Il nero più nero di ogni nero arriva alla versione 3.0 🖤
ALLA FACCIA DI ANISH KAPOOR →
Un generatore automatico di stronzate per comunicati stampa di artiste e artisti 🧑🎨
ARTYBOLLOCKS →
Il nuovo podcast di It's Nice That 🎧
CON INTERVISTE A DESIGNER, ARTISTE E ARTISTI →
Bonus Dnestr di Paolo Rumiz*
“Ma come, non la sente la Guerra fredda che torna?" mi chiede attonito Maksim alla stazione di Chmel'ničkij, dove aspettiamo il treno per Odessa in una placida sera color del grano. Maksim Apostol è uno studente ucraino di Medicina, allegro e ben nutrito, capelli neri e lunghi come Gogol', e ci guarda ghignando con gli occhi sbarrati per mimare la paura che verrà. È un gigione formidabile. Si ingobbisce, contrae il collo, si abbraccia i gomiti e finge di battere i denti, come se un improvviso colpo di vento del Nord avesse sballato la stagione spazzando via dalle campagne grano maturo, trebbiatrici e contadini.
“Dove vivete, voi occidentali? Tutti sanno che il Caucaso tornerà a ballare. Putin vuole tenerlo sotto controllo e gli americani vogliono metterci basi militari. In più c'è il petrolio del Caspio... Veda lei. Mi pare che basti e avanzi.” Poi aggiunge: “Noi la sentiamo benissimo la tensione. Qui passa la vera frontiera fra Est e Ovest”. Mi chiede se so cosa vuol dire Ucraina, e io gli rispondo che lo so eccome: vuol dire frontiera. Anche in Croazia c'era una krajina — una fascia di frontiera a maggioranza serba che nel 1991, fomentata da Belgrado, infiammò l'intera Jugoslavia. “Benissimo,” risponde lui, “vedo che ha capito. Se l'Ucraina smette di essere quello che è stata per secoli, cioè confine cuscinetto, per entrare in un'alleanza occidentale, succede il putiferio. Il paese, che è filo-russo a oriente, si spezza in due e allora Mosca interviene. Del Caucaso non parliamo nemmeno. Stalin lo ha riempito di enclave, mine etniche per seminar zizzania e facilitare il controllo di Mosca, e Putin può incendiarle in qualsiasi momento”.
Lo so. È da Murmansk che viaggio su una lunga krajina abitata da minoranze etniche frustrate e pronte a lasciarsi infiammare. Ed è dal Mare di Barents che sento la durezza crescente del confronto Est-Ovest, come se una nuova Cortina di ferro si stesse riformando qualche centinaio di chilometri a est di quella precedente. Polacchi e baltici contro Mosca, spiegamenti militari russi ai confini della Finlandia, complicazioni infinite nell'acquisizione dei visti, allargamento a trenta chilometri della zona frontaliera sotto controllo della polizia e dell'esercito di Mosca, reticolati tra Polonia e Ucraina.
E se questo visionario avesse ragione? Da troppo tempo, dalla caduta del Muro di Berlino, viviamo in un'atmosfera di ebete disgelo, come se la Russia non fosse diventata padrona dell'energia, come se fosse un corpaccione molle, incapace di reagire. Ho viaggiato per più di un mese su una linea sismica solo apparentemente addormentata. Ho attraversato dogane, reticolati, sbarre con altane e riflettori. Ho vissuto sequestri di merce, attese interminabili, arresti, durissimi controlli dei visti. Passando fuori e dentro il confine dell'Unione europea ho sentito più volte qualche brivido, ma senza pensare mai alla Guerra fredda. Ora, in attesa del Podol'ski Ekspress in mezzo ai binari incendiati dal tramonto, mi sento come un gatto che è passato sotto il naso dell'orso senza svegliarlo.
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* Estratto dall'omonimo capitolo di Trans Europa Express, di Paolo Rumiz, Feltrinelli, 2011.
Trans Europa Express è un reportage di un viaggio di 6000 km compiuto dall'autore nel 2008, da Rovaniemi, in Finlandia, a Odessa, in Ucraina.
Paolo Rumiz (1947) è uno pluripremiato scrittore, viaggiatore e giornalista triestino.