Decorazioni arabe, trasferibili, traforo e lettere in cemento
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
· quando stava per perdere la vista, Friedrich Nietzsche acquistò una macchina da scrivere Malling-Hansen, che fu la prima azienda a commercializzare, nel 1870, questo meraviglioso strumento meccanico: il primo modello inventato dal danese Rasmus Malling-Hansen sembra uscito da una storia steampunk;
· la Sala degli Antenati che si trova al Louvre fu trafugata nottetempo nel 1843 dai templi di Karnak, in Egitto, dal francese Émile Prisse d’Avennes, che aveva lavorato per anni alla corte del pascià Muḥammad ‘Ali, cambiando nome, imparando l'arabo e convertendosi all'islam;
· «le origini dell’architettura — la prima curva, il primo arco, la prima cupola — ovviamente sono importanti, ma il cemento rende possibile qualsiasi cosa» diceva il grande architetto brasiliano Oscar Niemeyer;
· col suo visionario progetto del villaggio Eni di Borca di Cadore, Enrico Mattei pensò di dare diritto a ogni dipendente Eni di poter soggiornare sulle Dolomiti. Non c'erano privilegi di posizione: dirigenti, operaie e operai erano tutti sullo stesso piano, e le villette monofamiliari in cui passare le vacanze venivano estratte a sorte;
· la giornalista francese Élise Thiébaut sostiene che «poiché le donne hanno le mestruazioni e le mestruazioni sono oggetto di un tabù, le donne subiscono una forma di oppressione che nessun uomo conoscerà mai. Proprio perché il sangue mestruale è un tabù, le donne soffrono senza rimedio da millenni. Proprio perché il sangue mestruale è un tabù, per tanto tempo si è impedito loro di fare il marinaio, cacciare, votare o essere elette, parlare in pubblico o assumere responsabilità politiche o religiose. E proprio perché il sangue mestruale è un tabù, oggi si vendono alle donne tamponi interni e assorbenti impregnati di diossina e di profumo tossico».
Delle direzioni
Ce ne accorgiamo solo quando funzionano male, ma nonostante le app, le mappe sempre a portata di mano e la realtà aumentata, i cari, vecchi segnali “analogici” sono ancora fondamentali. Un libro raccoglie alcuni tra i migliori progetti di segnaletica e orientamento a livello globale. — Si intitola You Are Here 2 e l'ha pubblicato l'editore di Hong Kong Victionary.
Delle lettere
Tipografia “concreta”
Una collezione di caratteri tipografici in cemento, pensati come fermacarte, fermalibri o semplici oggetti decorativi da esporre sopra una scrivania o una libreria. Li sta realizzando, come esperimento creativo, lo studio veneto design-associati.
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Instant lettering
Un negozio online di trasferibili Letraset d'epoca, collegato a un archivio online di un type designer che li colleziona.
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A spaziatura fissa
Un nuovo libro della casa editrice Slanted celebra i caratteri monospace, che esistono da quando sono state inventate le macchine per scrivere.
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Dei pattern
L'egittologo francese Émile Prisse d’Avennes visse a lungo in Egitto. Quando tornò in Francia, era pieno di tesori trafugati e di bozzetti sulle meraviglie architettoniche e artistiche trovate durante i suoi viaggi in giro per il paese dei faraoni. — Tra i tanti libri che firmò, ne realizzò uno sulle decorazioni arabe.
Un conoscere attraverso le cose
Gli “Atlanti di Babele”
L’artista Massimo Sirelli ha realizzato dei leporelli d'artista fatti a mano utilizzando elementi trovati in giro per Catanzaro, città dove ieri sono stati presentati in mostra al Museo Marca.
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Un albo illustrato sul classificare
Tutto, come recita il sottotitolo, può essere catalogato. E può esserlo in vari modi. Si possono suddividere gli edifici in base al loro utilizzo o all’età che hanno, oppure in base al materiale di cui sono fatti...
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Delle utopie
«L’apocalisse è arrivata? Sì, ma non nel senso della fine del mondo (il mondo continuerà a esistere ed evolversi con o senza di noi) ma nel significato letterale del termine: gettar via ciò che copre, un togliere il velo, rivelazione. Cosa c’è oltre la fine? C’è vita oltre il realismo capitalista che ci opprime ogni giorno? Immaginiamolo assieme». — A luglio torna Simposio, un progetto collettivo all’insegna della ricerca teorica e della produzione artistica sulle complessità del contemporaneo e sulle utopie.
Delle interviste
Un maestro del traforo
Carlo Cazzaniga, in arte “Cut” è un artista-artigiano milanese che realizza opere in legno che rimandano alle icone del passato, ai personaggi dei fumetti, ai calciatori degli anni ’70 e ’80, ai gelati a stecco che si mangiavano in spiaggia, ai biscotti che ci davano per merenda..
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Un incontro a trent'anni di distanza
Un libro frutto di un lavoro a quattro mani, quelle di Maurizio Coppolecchia e di Pietro Spica, scomparso di recente. Un dialogo tra fotografia e acquerelli nato da un reportage realizzato nell'89 in Mongolia.
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Come ogni lunedì
È una rubrica a cura della giovane illustratrice e tatuatrice Alessandra Bruni, che ogni settimana illustra una notizia della settimana precedente.
VAI →
E inoltre
Cinque albi illustrati sulle pecore.
🐑🐑🐑🐑🐑 →
Un gioioso e ironico cortometraggio contro la stigmatizzazione delle mestruazioni.
Lo hanno realizzato due tra più brave registe d'animazione britanniche →
Hai nel cassetto il progetto di un albo illustrato per l'infanzia?
La casa editrice Uppa vorrebbe fare due chiacchiere con te →
Ancora Uppa, che ha anche dedicato un nuovo podcast alla genitorialità 👶
Si chiama Houston, abbiamo un bambino! →
Una newsletter italiana interamente dedicata ai podcast [via] 👂
Questione d'orecchio, di Andrea F. de Cesco →
Un piccolo “tool” online per togliere tutte le parole dalle frasi e lasciare solo la punteggiatura❓
! →
Il tuo posto nel mondo 🌍
Inserisci data di nascita, luogo e genere ed escono fuori un sacco di dati →
Le 10 tecnologie dell'anno secondo la MIT Technology Review 💾
Tra le tante cose c'è anche la (auspicabile) fine delle password →
«Because magazines matter».
Negli ultimi 13 anni il negozio online Stack ha chiesto agli editori il motivo per cui pubblicare riviste indipendenti 📰
Alcune delle risposte sono state raccolte qui →
I logo dei fumetti Marvel sono così brutti da essere belli 🗯
Una disamina del designer e docente Mike Essl sulla rivista online Eye on Design →
Il 40% di chi fa design freelance ha rifiutato un lavoro a causa della posizione di un cliente su una questione sociale a cui tiene 👎
È uno dei tanti risultati di una ricerca condotta su più di 10.000 designer di tutto il mondo →
Bonus Alla base di ogni dipinto e di ogni scultura c’è il disegno* di John Berger
Per l’artista disegnare è scoprire. Non si tratta di una semplice formula, è letteralmente vero. È appunto l’atto di disegnare che costringe l’artista a guardare l’oggetto che ha di fronte, a sezionarlo con gli occhi della mente e a rimetterlo insieme; o, se disegna a memoria, che lo costringe a dragare la propria mente, a scoprire il contenuto della propria riserva di osservazioni passate. Nell’insegnamento del disegno è scontato che il nocciolo della questione sia lo specifico processo di osservazione. Una linea, un’area di colore, non sono davvero importanti perché registrano quel che avete visto, ma per via di quel che, a partire da lì, sarete portati a vedere. Seguendo questa logica per verificarne la precisione, troverete una conferma o una smentita nell’oggetto stesso o nella memoria che ne avete. Ogni conferma o smentita vi porta più vicini all’oggetto, finché non siete, per così dire, al suo interno: i contorni che avete disegnato non indicano più il margine di quel che avete visto, ma il margine di quel che siete diventati. Può sembrare inutilmente metafisico. Si potrebbe anche dire che ogni segno tracciato sulla carta è una pietra da guado che consente di passare alla successiva, finché non si è attraversato il proprio soggetto come se fosse un fiume, finché non lo si è lasciato alle spalle.
È un processo del tutto diverso da quello, successivo, che consiste nel dipingere una tela «finita» o nello scolpire una statua. In questo caso non si passa attraverso il proprio soggetto, ma si cerca di ricrearlo e di trovare casa in esso. Ogni pennellata, o ogni colpo di scalpello, non è più una pietra da guado, bensì una pietra che va incastrata in un edificio dalla struttura pianificata. Il disegno è la documentazione autobiografica della scoperta di un evento: visto, ricordato o immaginato. L’opera «finita» è il tentativo di costruire un evento in sé. Da questo punto di vista è significativo che solo quando l’artista ha raggiunto uno standard relativamente alto di libertà «autobiografica» individuale, i disegni – così come ora noi li intendiamo – comincino a esistere. In una tradizione anonima, ieratica, non sono necessari. (Forse qui dovrei segnalare che sto parlando di disegni esecutivi, anche se non è detto che un disegno esecutivo sia necessariamente finalizzato a uno specifico progetto. Non parlo di disegni lineari, illustrazioni, caricature, certi ritratti o lavori grafici che si possono considerare a pieno titolo produzioni «finite».)
Spesso la differenza tra disegno esecutivo e opera «finita» è amplificata da una serie di fattori tecnici: il maggior tempo necessario a dipingere una tela o scolpire un blocco; la portata più ampia del lavoro; il problema di controllare simultaneamente colore, qualità del pigmento, tono, texture, grana e via dicendo. La «stenografia» del disegno è relativamente semplice e diretta. Ciononostante la differenza fondamentale sta nel funzionamento della mente che lo produce. Il disegno è essenzialmente un lavoro privato, che ha a che fare solo con i bisogni dell’artista; la statua o la tela «finita» è essenzialmente un’opera pubblica, esibita, che ha a che fare in modo assai più diretto con le esigenze della comunicazione.
Ne consegue che, dal suo punto di vista, lo spettatore opera un’identica distinzione. Davanti a un quadro o a una statua tende a identificarsi con il soggetto, a interpretare le immagini in quanto tali; davanti a un disegno si identifica con l’artista, usando le immagini per acquisire l’esperienza consapevole di vedere attraverso gli occhi di chi le ha create.
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* Estratto dall'omonimo capitolo, dalla raccolta di saggi Paesaggi, di John Berger, Il Saggiatore, 2019.
Berger (1926-2017) è stato scrittore, pittore, poeta, sociologo, giornalista e uno dei più grandi critici d'arte degli ultimi decenni.