Libri, parchi, ayahuasca, femminismo e fantascienza
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
❉ una leggenda peruviana racconta di un vecchio che cercava di trovare la maniera di guarire fin nel profondo l'anima della gente. Si mise a meditare sotto a un albero, e passò così tanto tempo che alla fine una vite gli spuntò dal petto e si innalzò fino a collegare cielo e terra. Era la Banisteriopsis caapi, uno dei due ingredienti fondamentali per l'ayahuasca;
❉ nel 1976 il compositore Mort Garson creò un album composto appositamente per le piante;
❉ il Parco Chigi di Ariccia è spesso utilizzato come set per il cinema. Anni fa una produzione si portò dietro due pecore, che vennero dimenticate lì alla fine delle riprese. Da allora si aggirano libere nel parco col loro vello;
❉ la collana C’era un'altra volta di Pulce Edizioni propone libri originariamente pubblicati tra la fine del 1800 e gli anni ’30, mai tradotti in italiano oppure introvabili;
❉ in una guida distribuita nel 2016 nelle scuole milanesi dalla giunta Pisapia si sosteneva drammaticamente che, iniziando da un graffito, «è probabile che ben presto siano compiuti altri atti vandalici, scatenando conseguenze di grado pari o superiore. Si propagherà poi una diffusa sensazione di anarchia, che condurrà il quartiere (o la città) in una spirale autodistruttiva».
Un luogo magico (e obliquo)
L'associazione culturale Start di Ariccia ha invitato per una residenza artistica nel magico Parco Chigi la scrittrice Federica Iacobelli e la pittrice e illustratrice Gioia Marchegiani. Il risultato di tale progetto è un libro illustrato — Un posto obliquo — che funge da insolita guida del parco, tra tavole botaniche e narrazioni.
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Ne abbiamo parlato con Gioia Marchegiani, che ci ha anche mostrato i suoi schizzi e i suoi splendidi disegni ad acquerello e inchiostro.
Delle piante
Una liana degli spiriti
Il regista e animatore Jules Guérin si è ispirato a un'antica leggenda peruviana per realizzare un corto d'animazione composto di mille frammenti colorati e dedicato al sacro decotto psichedelico dei popoli amazzonici.
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Una rivista
Prodotta da 4graph e progettata da Mine Studio, la rivista Plantasia è un piccolo esperimento editoriale: un magazine di 12 pagine interamente dedicato al mondo vegetale. E si può richiedere gratuitamente.
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Un mese di albi illustrati
Anche quest'anno su Frizzifrizzi torna il Booktober, il format ideato da Davide Calì in cui per ogni giorno del mese di ottobre lanceremo un tema, e appassionate e appassionati si sfideranno postando sui propri profili social libri affini a quell'argomento.
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La lista dei temi è già online, per chi vuole prepararsi per tempo.
Dei progetti editoriali
La storia di Pulce Edizioni
«L’albo illustrato più di tutto ci fa battere il cuore e ne abbiamo fatto la forza del nostro catalogo».
La scrittrice ed editrice Cristina Petit racconta Pulce Edizioni.
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Femminismo & fantascienza
È iniziato ieri e si concluderà domani, a Bologna, il festival Flush, dedicato all’editoria indipendente femminista e quest'anno focalizzato sul tema sci-fi.
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Come ogni agosto
Nel mese più soporifero dell'anno sono successe un sacco di cose bizzarre, e Davide Calì e Alessandra Bruni le hanno raccolte in una puntata speciale della rubrica Come ogni lunedì.
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Si comincia col Missouri che adotta le pene corporali a scuola e si finisce con la moda di farsi tatuare i capezzoli e forma di cuore.
Dell'arte involontaria
Il secondo numero di The city is ours
La rivista ideata dal designer e artista Lorenzo Servi va alla ricerca della potenzialità solitamente nascoste, inapprezzate e sottovalutate del panorama urbano, e dedica l'intero numero ai segni lasciati sui muri da chi rimuove i graffiti.
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E inoltre
❉ Una tv tutta d'oro è un podcast che ripercorre gli anni del culmine della tv commerciale italiana, con interviste ai protagonisti 📺
Poi cos'è successo? Semplice, è finito l'oro ☞
❉ Pare che i floppy disk siano assai più richiesti di quanto si potrebbe pensare 💾
Eye on Design ha intervistato il fondatore di un'azienda che si occupa di venderli e riciclarli ☞
❉ «Qualche mese fa ho cancellato per sbaglio la cronologia di una chat con un amica. La chat rifletteva in qualche modo la storia della nostra amicizia fin dall'inizio. Ma non conteneva informazioni importanti, né grandi pensieri da parte di entrambe, o almeno non molti. Non era una grande perdita. Potrei semplicemente dimenticarmene, mi sono detta. Molti di noi lo fanno. Perdiamo qualcosa e andiamo avanti, di solito. Ciò che conta è sempre la vita che viviamo, l'adesso e il dopo, non i byte di informazioni che inviamo e riceviamo. E comunque possiamo perdere cose molto più importanti: un cimelio di famiglia, persino una casa. Tutti perdiamo i ricordi. Tutti perdiamo la nostra infanzia e i tempi passati. E, naturalmente, le persone che amiamo. Tuttavia, c'era un prurito nel punto in cui si era verificata questa perdita minore, e richiedeva di essere grattato» 🧠
Sulla European Review of Books la filosofa Noga Arikha scrive riguardo a cosa ricordare in un mondo in cui ormai è tutto digitale [il pezzo è in inglese] ☞
❉ La storia dell'artista giapponese Yayoi Kusama 🔴 ⚪️
In un corto d'animazione di Tate Kids ☞
❉ La designer Krisztina Szucs realizza splendide visualizzazioni di dati relativi allo sport 📊
E sono pure animate ☞
❉ Dove si può arrivare in 5 ore di treno, partendo da una qualsiasi stazione europea 🚂
Una mappa interattiva ☞
❉ Non solo razzi e caccia 👽
A quanto pare il cielo ucraino è anche pieno di UFO ☞
❉ Restituiresti un portafogli pieno di soldi? 👛
Gli economisti sostengono di no ☞
❉ «Una delle ragioni per cui ho voluto includere la caffeina nel nuovo libro è che molte persone pensano alle droghe come al male, all’illegale, all’immorale, ma siamo tutti in relazione con qualche droga» ☕️
Su Il Tascabile una lunga e bella intervista a Michael Pollan in occasione dell'uscita del suo ultimo saggio, Piante che cambiano la mente ☞
❉ «Come un estratto di Fantasia, solo più strano e oscuro». Così il musicista Jonathan Personne definisce il corto d'animazione realizzato per il suo singolo À présent 🏰
L'hanno realizzato Mathieu Larone e Henry McClellan dell'agenzia di produzione Radish House ☞
Bonus Il tramonto dell'invisibile* di Ugo Leonzio
È stato nel Pleistocene?
Nel buio delle caverne, osservando le ombre dei falò così simili ai fuochi danzanti che esplodevano nel cielo?
C’è stato un mese, un giorno, un’ora in cui qualcuno scoprì il segreto che legava le piante al cosmo e i ritmi clorofilliani alla Via Lattea…?
E che scoperta era mai questa se non l’eterno invisibile che conduceva con sé gli Dèi, i defunti, gli eroi, i paradisi, gli inferni e l’eternità? Funghi, erbe, cactus non nutrivano più ma medicavano le angosce dello spirito, rovesciavano l’esterno e l’interno permettendo alla mente di entrare nel regno sterminato della sua stessa natura.
Nessuna intuizione, nessuna scoperta, nessuna poesia, nessuna meditazione ha più eguagliato l’attimo in cui le porte della percezione si sono spalancate su questo strano mondo. Certo, il visibile, la «realtà» come ci si ostinava a chiamarla, non perdeva il suo primato ma solo per un motivo: il visibile e l’invisibile non erano separati. Al contrario si nutrivano l’uno dell’altro finché l’uno non diventava l’altro e tutto il visibile finiva per contenere l’essenza dell’invisibile. Così i ritmi dei cloroplasti e dei mitocondri potevano essere adorati allo stesso modo in cui si adoravano i nomadi sciami di stelle. Il sole, la luna, i buchi neri, le supernove… Naturalmente nessuno allora avrebbe chiamato droga questo inaspettato ponte tra lo spazio e la natura, tra l’io e le cose. Un ponte che attraversando quattro miliardi di anni ci mostra il nostro vero volto di microrganismi unicellulari, procarioti, eucarioti, archaea, caduti sulla terra a bordo di qualche oggetto celeste.
Per un tempo infinito queste divine sostanze non hanno avuto confini, superavano lo spazio-tempo rivelando abissi d’immaginazione che l’uomo non sapeva di possedere. Una e cento volte inducevano noi pellegrini e nomadi dell’infinita carovana delle morti e delle rinascite a immergerci in ciò che forse è il sogno segreto della realtà, come una giornata d’estate nel cuore di un profondo inverno: svelare l’invisibile, mescolarvisi fino a diventare un’unica inafferrabile sostanza. Essere ogni forma, essere senza forma. Nulla, vuoto, infinito.
L’invisibile è sempre stato il regno delle sostanze psichedeliche e delle droghe in generale, ciascuna con il suo universo estensibile, con i suoi dèi e con le sue promesse.
Fra tutte le cause di questa splendida immaginazione che le droghe (come chiamarle ormai?) hanno prodotto, la principale è la lingua che esse vorrebbero parlare.
Non potremo mai apprezzare fino in fondo il senso di una parola che si esprime solo attraverso il volo delle immagini e che si sostituisce a noi finché noi stessi non diventiamo la parola segreta di una lingua ignota, il logos primigenio nascosto tra i ritmi dei mitocondri e dei cloroplasti. Se la nostra mente è aperta allora questo, invece di precipitarci nello sgomento, ci fa assaporare il senso vertiginoso della libertà.
Possiamo sentirla, ora dissonante ora armoniosa, tracciare di riga in riga la complicata linea della sua melodia attraverso pagine che assumono finalmente l’aspetto di un bellissimo orizzonte d’oro, che sono un orizzonte d’oro.
Non era dunque la lingua a tenerci prigionieri, a richiamarci perpetuamente verso i nomi e le forme trasformando ogni verità in una prigione?
La lingua delle sostanze psicotrope è all’inizio quella dell’inconscio, ci fa trascinare lungo cunicoli pieni di inganni ma poi comincia a tornare indietro, molto indietro verso inimmaginabili confini, facendoci traversare mirabili deserti su cammelli profumati di spezie e di neve. Questi spazi sono infiniti perché sprofondano nel tempo della memoria. Poi anche la memoria finisce e resta il vuoto lucente e onnipotente di cui l’invisibile era il più umile dei messaggeri.
Se le droghe appartengono all’invisibile, l’invisibile appartiene al sacro e questo spiega il motivo per cui tutte e tre sono ormai scomparse dal mondo: un eccesso di visibilità. A niente oggi è concesso di rimanere nella riposante luminosità dell’invisibile. Tutto deve essere illuminato, nominato e disposto in uno spazio tanto artificiale quanto previsto e prevedibile.
* Estratto dall'introduzione del saggio Il volo magico. Storia generale delle droghe, di Ugo Leonzio, Il Saggiatore, 2020.
Leonzio (1940-2019) è stato scrittore e autore per la radio e il teatro. Studioso di buddismo, ha curato il celebre Il libro dei morti tibetano.
Il volo magico è uscito per la prima volta nel 1969. La presente edizione comprende una prefazione della giornalista scientifica e scrittrice Agnese Codignola.