Jazz, insegne, poster, grafica e scatole piene di romanzi
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
❉ Ettore Sottsass era l’uomo meno provinciale e classista dell’universo, trattava tutti allo stesso modo, tutti erano degni di essere ascoltati e presi in considerazione;
❉ «tutte le foreste che ho incontrato mi hanno rivelato storie di connessioni: tra alberi e alberi, tra alberi e animali, tra alberi e acqua, o aria, o fuoco. Tra alberi e uomini. E anche tra uomini e uomini» scrive il ricercatore Giorgio Vacchiano nell'introduzione al suo libro La resilienza del bosco;
❉ Miles Davis esordì quasi per caso, sostituendo all'ultimo minuto un trombettista ammalato in un gruppo in cui stavano suonando due mostri sacri come Dizzy Gillespie e Charlie Parker;
❉ nello storico salone Ludlow & Blunt, a Brooklyn, andavano a tagliarsi i capelli Lou Reed e Philip Seymour Hoffman, e tra i clienti c'è anche Tilda Swinton;
❉ nel 1900 la NewYork Public Library, la biblioteca pubblica di New York, creò una sezione appositamente dedicata alle stampe d’arte, che poi andò negli anni ad arricchirsi anche con i poster commerciali;
❉ nelle biblioteche i giochi di ruolo possono essere un sostegno all’educazione alla lettura.
Un mettere in scatola la letteratura
Il bel progetto Romanzi.it pubblica box dedicate a singole case editrici indipendenti, mettendoci dentro dei romanzi, una rivista letteraria, un poster magazine e altre chicche.
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Le due nuove box hanno come protagoniste SUR e Codice Edizioni.
Le due box
Un lasciare il segno
«Non ho lo scopo che qualcuno si commuova davanti ad un mio progetto. Ho una visione funzionale, pratica, del nostro mestiere. Trovo che se fosse più forte la nostra soggettività rispetto agli obiettivi della committenza, il nostro lavoro sarebbe fallimentare. Non voglio raccontare me stesso, ma voglio essere al servizio di qualcun altro».
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Il nostro Tommaso Bovo ha intervistato Sergio Menichelli, Ilaria Tomat e Francesco Scagliarini dello storico studio FM milano.
Dei poster
Quando i supplementi domenicali dei quotidiani venivano pubblicizzati con manifesti bellissimi
Una serie di poster statunitensi di fine '800.
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La storia e le connessioni del jazz, in un poster
Nella nuova stampa dello studio britannico Dorothy appaiono oltre 1000 nomi, dal proto-jazz degli inizi alle evoluzioni contemporanee del genere.
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Regalando un poster si adotta un albero
La zeroCO2, realtà italoguatemalteca che si occupa di progetti di riforestazione e afforestazione, ha commissionato a sei talenti dell'illustrazione e del fumetto sei poster da donare (o da donarsi).
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Un illustratore che cammina sul filo
«Per me giocare, interpretare e narrare storie ancora prima di disegnarle è stata una chiave di lettura particolarmente salvifica e ha determinato molto di quello che mi interessa oggi».
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Davide Calì ha intervistato Marco Leoni, che ha da poco pubblicato il suo primo albo illustrato, intitolato Il filiambulante.
Una storia di precisione, dedizione e rispetto
Cinque anni di lavoro per un'insegna su vetro
L'affascinante “making of” dell'opera più ambiziosa di David Adrian Smith, pittore d'insegne britannico e maestro della pittura inversa su vetro.
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Come ogni lunedì
A partire dal 1938 l’Università di Harvard ha condotto uno studio sulla felicità umana, seguendo 724 persone per arrivare, finalmente, a una risposta. Non sarebbero il denaro o i beni di lusso a portare la felicità, ma le relazioni interpersonali.
VAI ☞
E inoltre
🏆 Le 40 opere vincitrici della nuova edizione di Posterheroes.
Il vincitore assoluto è un illustratore italiano: Mattia Riami ☞
🛋️ Gli arredi di alcune serie tv Netflix.
Ricreati con i pezzi Ikea ☞
🏰 Jeremy Irons ha restaurato un meraviglioso castello irlandese del '400.
Tutto il servizio su Vanity Fair ☞
🧊 Nelle caverne di ghiaccio in Islanda.
Una serie fotografica di Jan Erik Waider ☞
🇦🇪 Old Dubai.
Una serie fotografica di Gonzalo Palavecino su Ignant ☞
🍝 Gonfiabili a forma di pasta?!
Gonfiabili a forma di pasta ☞
🥖 La baguette è ora “patrimonio intangibile dell'umanità”.
L'UNESCO ha decretato ☞
📽️ Il British Film Institute ha chiesto a oltre 1600 esperte ed esperti di cinema di stilare la top ten dei migliori film di sempre.
Il risultato è una classifica dei 100 migliori capolavori cinematografici della storia, e il nº1 assoluto è un film che probabilmente non hai mai visto ☞
🎥 C'è pure un'altra classifica, questa stilata da registe e registi.
Qui la nº1 è un po' più scontata ☞
🔶 Come sarebbe stato Tron 2 se l'avesse diretto Jodorowsky?
L'ha immaginato la “solita” Intelligenza Artificiale ☞
🚌 Le storie che si intrecciano sul bus 35A.
Una dark comedy in forma di corto d'animazione ☞
🪡 Guardar ricamare un pettirosso.
È distensivo ☞
Bonus Junior * di Miles Davis & Quincy Troupe
La prima cosa che ricordo della mia infanzia è una fiamma, una fiamma blu che saltava fuori da una stufa accesa da chissà chi. Magari fui io, mentre ci giocavo. Non mi ricordo. Comunque ricordo di essere rimasto scioccato dal sibilo di quella fiamma blu che saltava fuori dal bruciatore, dalla sua subitaneità. Questo è quanto di più remoto mi ricordi; tutto quello che c’era prima è soltanto nebbia, mistero. Ma la fiamma di quella stufa è chiara come musica nella mia mente. Avevo tre anni.
Guardavo quella fiamma e sentivo il suo calore così vicino alla faccia. Provai paura, paura vera, per la prima volta nella vita. Ma la ricordo anche come una specie di avventura, una sorta di gioia selvaggia. Penso che quell’esperienza mi abbia portato in qualche posto della mia mente dove non ero mai stato. Verso qualche confine, forse ai limiti del possibile. Non lo so, non ho mai provato ad analizzarla prima. La paura che provai fu come un invito, una sfida ad andare avanti, dentro qualcosa di cui non sapevo nulla. Credo che la mia personale filosofia di vita e il mio impegno a raggiungere le cose in cui credo siano cominciati proprio lì, in quel momento esatto. Non lo so, ma penso che potrebbe essere vero. Chissà. Cosa cazzo volete che ne sappia di tutto quello che succedeva allora? Nella mia testa ho sempre pensato e creduto fin da allora che i miei movimenti avrebbero dovuto spingersi in avanti, lontano dal calore di quella fiamma.
Se mi guardo indietro, non ricordo molto dei miei primi anni. E comunque, non mi è mai piaciuto granché guardare indietro. Ma una cosa che so per certo è che l’anno dopo la mia nascita un terribile tornado colpì St. Louis e si portò via tutto. È come se ricordassi qualcosa a questo proposito – qualcosa nel fondo della mia memoria. Forse è per questo che ogni tanto mi prende quella rabbia. Forse mi ha lasciato un po’ del suo fiato. Per suonare la tromba, hai bisogno di molto fiato. Credo nel mistero e nel soprannaturale e un tornado è veramente qualcosa di misterioso, soprannaturale.
Sono nato il 26 maggio del 1926 ad Alton, una piccola città fluviale sul Mississippi, nell’Illinois, più o meno quaranta chilometri a nord di East St. Louis. Mi hanno messo il nome di mio padre; e a lui avevano dato quello di suo padre. Dunque io mi chiamo Miles Dewey Davis III, ma tutti in famiglia mi chiamavano Junior. Io ho sempre odiato quel soprannome.
* Estratto dal primo capitolo di Miles. L’autobiografia, di Miles Davis & Quincy Troupe, Minimum Fax,
Davis (1926-1991) è stato un trombettista, multistrumentista e compositore statunitense, tra le più grandi e influenti figure del jazz e della musica del '900.
Troupe (1939) è un poeta, scrittore e giornalista statunitense.