Caratteri leggibili, pangrammi, migranti e temi natalizi dal passato
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
❉ William Lyttle, detto “l’uomo talpa di Hackney”, nel corso della sua vita scavò di nascosto una estesa rete di tunnel a partire dalla sua casa di Londra;
❉ in un palazzo londinese del '700 venne ritrovata, negli anni ’80, una stanza che era stata abbandonata nel 1969 e fino ad allora rimasta chiusa dall’interno. Dentro era ancora tutto “congelato” nel passato. Quella stanza apparteneva a un certo David Rodinsky, uno studioso ebreo ortodosso di origine est-europea. Di lui non c’erano più tracce e non si ebbero più notizie;
❉ sempre negli anni '80 Umberto Eco coniò un pangramma che riassumeva il panorama sociale e televisivo dell'epoca: «Tv? Quiz, Br, Flm, Dc… Oh, spenga!»;
❉ nel 2023 aprirà a Milano un museo dedicato ai vecchi quaderni di scuola;
❉ disprezzato da chiunque lavori nell'ambito della progettazione visiva, in realtà il famigerato Comic Sans è uno dei caratteri migliori in quanto a leggibilità per chi ha la dislessia.
Dei vecchi quaderni
Il bell'Archivio dei Quaderni di Scuola — che a Milano conserva migliaia di vecchi quaderni scolastici, risalenti fino al '700 — ha raccolto in un libro una serie di temi natalizi di bambine e bambini del passato.
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Intitolato Il prossimo anno faremo le vacanze di Natale sulla Luna, andrà a finanziare un nuovo progetto dell'associazione che gestisce l'archivio.
Delle storie di migrazioni
Il palazzo al numero 19 di Princelet Street, a Londra
In tre secoli ha ospitato generazioni di migranti, dagli ugonotti agli irlandesi, fino ai rifugiati ebrei.
Un corto d'animazione ne racconta l'affascinante storia.
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Una mostra di pangrammi (e di tipografia)
Dopo dodici numeri, l'officina tipografica bolognese Anonima Impressori mette in esposizione i poster del progetto 20 grammi di pangrammi, stampati artigianalmente.
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Insieme ai manifesti, saranno in mostra anche le serie di caratteri mobili coi quali sono stati realizzati e i 12 campionari originali.
Dei caratteri
Un font gratuito pensato per chi ha la dislessia
Si chiama Inconstant Regular ed è un «sans-serif coerentemente-incoerente-e-non-così-regolare», come l'ha definito il designer norvegese Daniel Brokstad, che l'ha progettato.
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Uno specimen tipografico “mascherato” da rivista (e viceversa)
È uscito il secondo numero di Sociotype Journal, interamente realizzato con il font Rework della fonderia digitale Sociotype. I contenuti sono di alto livello e dedicati ai temi del cambiamento e dell'improvvisazione.
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Dei funghi
A livello di rappresentazione artistica, i funghi non godono dello stesso successo riservato ad animali e piante, ed è un peccato, perché in quanto a varietà di forme e colori non hanno di certo nulla da invidiare agli altri regni.
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Ora un libro, pubblicato da Victionary, raccoglie una ricca selezione di opere contemporanee di ispirazione fungina, realizzate da talenti internazionali dell’illustrazione e della grafica.
Delle foglie
Le forme della natura
Il designer e regista statunitense Brett Foxwell ha realizzato un corto in stop-motion utilizzando 2400 foglie diverse.
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Come ogni lunedì
Un nuovo codice deontologico chiede ai produttori di giocattoli spagnoli di evitare gli stereotipi di genere per non imporre ruoli tradizionali e creare disparità di genere.
VAI ☞
E inoltre
⠟ Una piattaforma per creare intricatissimi pattern.
Escher Sketch ☞
🐛 Flora/Fauna: una serie di animazioni e stampe del designer Markos Kay.
Ispirata ai dipinti di Bosch e prodotta con l'Intelligenza Artificiale ☞
👾 «Alcune considerazioni su Midjourney e le A.I. text to image, un “mostro” destinato a restare e a cambiare il nostro approccio con l’immagine».
Un interessante articolo di Vanni Santoni su L'Indiscreto ☞
🎥 I meravigliosi poster che in tutto il mondo promuovevano il film Metropolis.
Sono uno più bello dell'altro ☞
🎞️ I migliori 49 film in stop-motion di tutti i tempi secondo Rotten Tomatoes.
Una classifica ☞
🍿 Off Hollyood, di Franck Bohbot.
Una malinconica serie fotografica dai colori pastello ☞
🍽️ La mappa del mondo secondo Anthony Bourdain.
Tutti i luoghi visitati dall'indimenticato chef ☞
☄️ Divertirsi simulando l'impatto di asteroidi sulla terra.
Asteroid Launcher ☞
🔬 «La forma letteraria è estremamente importante per quello cerco di fare. Scrivo di scienza su libri e riviste, e cerco sempre di creare – spero non suoni troppo pretenzioso – qualcosa di letterario e non solo divulgativo. Da una parte cerco di aiutare i lettori a comprendere le scoperte della scienza, le idee della scienza, i processi della scienza e anche i modi in cui funziona la scienza. Spiego, in una certa misura, ma cerco anche di raccontare storie».
Paolo Pecere intervista David Quammen su Il Tascabile ☞
🥶 The Coldest Nights: la desolazione invernale nei paesini dell'Europa meridionale.
Una serie fotografica di Henri Prestes ☞
Bonus Morti favolose degli antichi * di Dino Baldi
Non si muore mai come si vorrebbe, questa è una verità abbastanza ovvia. Oggi però mi sembra un po' più vera rispetto al passato. Qualcuno (purtroppo non ricordo chi) ha scritto che gli antichi hanno questo vantaggio rispetto ai moderni: sono antichi. Anche sul tema della morte favolosa l'antichità offre dunque a chi la abita qualche margine di manovra in più rispetto ai contemporanei. Con questo io non penso che anche tra i moderni non ci siano state morti esemplari. Emilio Salgari uscì di casa una mattina, dopo aver scritto tredici lettere di addio, e fece harakiri sulla collina di Torino; il poeta Sergej Esenin scrisse col proprio sangue un'ultima poesia a un amico, poi si impiccò nella sua camera al tubo della stufa. Sono morti belle, sincere e costruite al tempo stesso, come le più belle delle morti classiche. Il più delle volte tuttavia si muore di orrende morti ospedaliere, oppure di morti apparentemente estrose, ma che in realtà sono morti prese in prestito, legate alle mode e a proposte commerciali ben precise.
Gli antichi greci (perlomeno fino a un certo periodo), hanno avuto un concetto di realtà, verità e verosimiglianza molto flessibile, derivato da un rapporto col mondo franco e aperto, di reciproco rispetto, che presupponeva pari dignità e diritti. Per questa ragione tutte le cose belle e significative erano di fatto viste come persone (persone divine) con le quali si poteva in qualche modo discutere; magari non proprio da pari a pari, ma con una certa dialettica. Si discuteva coi fiumi, con le montagne, con la luna, con la pioggia, con gli alberi (ma anche con i propri piedi, con i capelli, con gli occhi, con i denti e col sentimento d'amore, che era considerato incomprensibile e del quale era ritenuta causa qualche sostanza velenosa presente nell'aria o nell'acqua). Il concetto della paura del divino, che noi capiamo al volo, a un antico sarebbe rimasto piuttosto ostico. La conseguenza (lo dico un po' male, ma pazienza) è questa: che per un greco, e poi per un romano, la realtà vera (vera per noi) non aveva particolari privilegi rispetto alla realtà inventata (inventata per noi), e il fatto che una cosa fosse accaduta non le dava alcun vantaggio rispetto a una cosa che non era accaduta, ma che sarebbe dovuta accadere secondo ogni logica di buon senso e di opportunità. In sostanza è più vero quello che è più utile o più adatto per quel determinato scopo o semplicemente più bello, più elegante, più divertente, più tragico, più comico, più giusto, secondo categorie che da un certo punto hanno cominciato a consolidarsi e si ripetono con una certa regolarità nelle biografie antiche.
I greci e i romani sono stati dei grandi meccanici del mondo, esperti, curiosi e appassionati; e soprattutto con la giusta dose di spregiudicatezza e intraprendenza. Se una cosa non tornava la si faceva tornare, in un modo o in un altro, e quindi se una morte non corrispondeva alla vita di cui era il termine sommo, o all'idea che ci si era fatti di quella vita, la si adattava, correggendo con la parola (bastava generalmente quella) l'errore della natura o del caso. Allo stesso modo si emendava tacitamente, nel raccontarla, una vita imperfetta, se per qualche ragione aveva disatteso il suo svolgimento implicito: non si accettava molto scarto tra l'anima e il suo involucro, da cui il principio classico del bello che è anche buono, troppe volte frainteso nel suo senso reale. I biografi di epoca ellenistica (men- dacissìmum genus hominum, disse un filologo), che ci hanno restituito non poche di queste morti favolose, hanno creato in questo senso qualcosa di più di un genere letterario. La biografia antica era una categoria interpretativa del reale, ben distinta come fine e come mezzo dalla storiografia: era lo specchio di una visione del mondo; e per funzionare doveva dunque rispettare delle regole ben precise. Si basava su uno schema di sviluppo progressivo, piuttosto rigido, all'interno del quale venivano accuratamente distribuiti e automaticamente valutati i detti e fatti memorabili relativi alla vita di quel personaggio, selezionati in modo da garantire un quadro coerente dalla nascita alla morte.
* Estratto dalla premessa del saggio Morti meravigliose degli antichi, di Dino Baldi, Quodlibet, 2010.
Baldi (1970) è un filologo classico e scrittore. Dirige la collana digitale “Note Azzurre” di Quodlibet e ha pubblicato diversi saggi.