Tombini, gatti, poster e copertine animate
un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
— nel 1842 Charles Dickens era già una superstar globale e viaggiò per la prima volta negli Stati Uniti. Durante il suo lungo soggiorno lì, non andò mai a tagliarsi i capelli per il timore che qualche barbiere avesse potuto vendere di nascosto ciocche della sua “criniera”;
— per circa vent'anni, dal '60 all'80, l'art director della rivista di informatica Datamation fu la statunitense Cleve Marie Boutell, artista, designer e scrittrice di cui si sa molto poco riguardo alla sua attività di grafica. Boutell era dichiaratamente lesbica e attivista femminista;
— i primi boombox giapponesi degli anni '70 si ispiravano a un registratore portatile della Philips, uscito a metà anni '60, che permetteva di mettere su cassetta ciò che si ascoltava alla radio;
— negli anni ’80 il governo giapponese decise di ammodernare la rete fognaria e quella di distribuzione dell’acqua. Trattandosi di una spesa enorme e dovendo procurare grandi disagi alla popolazione per via dei cantieri, le amministrazioni locali si preoccuparono della “invisibilità” del progetto. Cittadine e cittadini avrebbero approvato tali e tante difficoltà per qualcosa che, in effetti, neanche si vedeva? Da qui l’idea di un funzionario di rendere più che visibile ciò che stava accadendo: coi tombini;
— i tombini (di nuovo!) sono forse gli unici prodotti industriali a non avere scadenza né bisogno di aggiornamenti tecnologici. Sono praticamente eterni e possono essere riciclati in un numero illimitato di volte;
— sappiamo che i numeri primi sono infiniti ma non abbiamo idea di “dove” siano: da secoli cerchiamo la formula per scoprire quando si presenterà il successivo ma finora non è mai stata trovata.
Delle copertine
Da diversi anni l'artista e designer tedesco Henning M. Lederer produce video in cui anima le geometrie e i colori delle copertine in stile modernista di libri e dischi. ☞ Qualche giorno fa è uscito il suo nuovo filmato, con 43 copertine che “prendono vita”.
Delle porte per il sottosuolo
Il più informato ed esaustivo saggio illustrato sui tombini
Si intitola Tombini d'Italia, è opera del docente di design Alfonso Morone e analizza tombini e chiusini dal punto di vista della grafica, della progettazione, della storia, delle dinamiche delle trasformazioni industriali, dell'arte e della cultura. E c'è anche un censimento di quasi 250 esemplari da tutto il paese.
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Un video mostra la produzione dei coloratissimi tombini giapponesi
Fin dagli anni '80, in Giappone, hanno iniziato a diffondersi tombini — o meglio, chiusini — molto colorati e decorati con personaggi fantastici, elementi naturalistici, scene di leggende e storie tradizionali.
Ecco come li realizzano.
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Un'app per mamme e papà
La casa editrice indipendente Uppa — interamente dedicata ai temi della genitorialità, con una rivista e molti libri all'attivo — continua a crescere e lancia la sua prima app. ☞ Disegnata dalla UI e UX designer Gaia Zuccaro, è disponibile sia per dispositivi iOS che Android.
Delle illustrazioni
Di gatti
Rizzoli ha pubblicato un albo che raccoglie poesie sui gatti (di autori come Baudelaire, Apollinaire, Lewis Carroll) e le abbina a tavole illustrate realizzate da artiste e artisti francesi.
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Dai libri di Dickens
Il ricercatore, scrittore e artista Michael John Goodman ha raccolto tutte le migliori riproduzioni delle illustrazioni dei libri di Charles Dickens, le ha scansionate, restaurate in digitale, e poi rese universalmente disponibili e accessibili attraverso un sito.
Si possono pure scaricare gratuitamente.
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Un kit di grafiche per discutere sulla salute pubblica
La campagna di pubbliche affissioni dedicata alla Salute Pubblica, lanciata a Bergamo due anni fa da Art32 — progetto fondato in piena pandemia da un gruppo di designer di base tra Milano, Bergamo e Brescia— diventa un mini-kit per scuole, biblioteche, circoli culturali e centri di aggregazione. ☞ È attiva una campagna di crowdfunding per finanziare l'iniziativa e acquistare il kit.
Dei poster
143 numeri primi trasformati in pattern
Il designer statunitense Nicholas Rougeux ha ideato un intricato procedimento per trasformare i numeri primi dal 100 al 1000 in colorati motivi geometrici e l'ha applicato a una serie di 9 poster.
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La storia dell'hip hop dentro a un boombox
Un JVC RC-M90 del 1981 — il modello di boombox più apprezzato e ricercato — è “abitato” da centinaia di personaggi che hanno fatto la storia del rap, nel nuovo poster dello studio britannico Dorothy.
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Come ogni lunedì
La rivista americana Science pubblica una ricerca sulla visibilità delle stelle a occhio nudo. I dati raccolti ci dicono che il cielo stellato sta letteralmente svanendo a causa dell’inquinamento luminoso e che lo sta facendo a una velocità del 10% superiore al previsto.
VAI ☞
E inoltre
🪐 Brevissimo ma importantissimo filmato che mostra quattro pianeti che orbitano attorno a una giovane stella, a 133 anni luce da noi.
Il filmato è frutto di 12 anni di osservazioni e di immagini montate in stop-motion ☞
📗 È nata una nuova rivista culturale online.
Si chiama Lucy ed è diretta da Nicola Lagioia ☞
😱 Come ogni sei mesi, Taschen organizza una grande svendita di alcuni suoi libri. Sconti dal 25 al 75%.
Fino a domenica 5 ☞
🖌️ L'inquinamento da smog di Londra e Parigi nell'800 potrebbe aver ispirato l'Impressionismo?
Un recente studio suppone di sì ☞
👜 Riviste che sembrano altre cose
Una piccola rassegna, su Stack ☞
📷 Meravigliose foto della Chicago nera degli anni '70.
Gli scatti sono di John H. White, realizzati nell'ambito di Documerica, un progetto federale di documentazione del paese che coinvolse molti fotografi in tutti gli Stati Uniti ☞
🤼 Un manuale di combattimento tra donne e uomini.
È del '400 ☞
🦦 Lontre che mangiano crostacei e aprono ostriche.
Sguazzando in mezzo all'acqua ☞
🤹 Se avete messo in cantina le molle slinky andatele a riprendere.
Ci si possono fare strabilianti esercizi di giocoleria ☞
🛩️ Il jet privato di Elvis è stato venduto all'asta.
Ed è poco più di un rottame ☞
Bonus
Scavare fino al centro della terra * di Kevin Wilson
Innanzitutto, non abbiamo mai pensato davvero di scavare fino al centro della terra. Voglio dire, non eravamo mica stupidi. Sapevamo di non poterci arrivare coi materiali che avevamo a disposizione. Lo psichiatra assunto da mamma e papà per parlare con me è responsabile di tutta la menata sul Viaggio al centro della terra, solo perché ai suoi occhi quello che stavamo facendo in realtà non era altrettanto interessante. A dire il vero, non credo che abbia mai capito veramente cosa stavamo facendo. Credo che non lo avessimo capito neanche noi. Stavamo solo scavando.
È cominciato l’estate scorsa. Noi tre, io, Hunter e Amy, ci eravamo appena laureati in materie abbastanza insignificanti, come “Studi di genere”, “Storia del Canada” o “Codice Morse”. Avevamo dedicato la nostra carriera accademica ad argomenti per i quali non riuscivamo a trovare un’applicazione pratica nel mondo in cui vivevamo adesso. Durante gli anni di università, mentre leggevamo saggi sugli studi di genere, i canadesi e Samuel Morse, non ci avevamo mai pensato veramente. Non ci eravamo mai resi conto che in teoria avremmo dovuto prepararci per la nostra esistenza futura, un’esistenza economicamente autonoma, con un lavoro e tutte le altre cose del mondo degli adulti: un’auto familiare e una serie di abbonamenti a varie riviste. Perciò, credo che sia stata quella specie di scollegamento tra noi stessi e quello che ci si aspettava da noi a spingerci a prendere in mano i badili. È l’unica ragione che mi viene in mente.
Dopo la laurea non avevamo fatto altro che starcene chiusi nella mia camera, a casa dei miei genitori. Indossavamo ancora i copricapi della cerimonia, attorcigliavamo le nappe con le dita come ciocche di capelli mentre guardavamo la TV, giocavamo a carte o fumavamo marijuana da poco venduta dal fratello di Amy. Mia madre mi lasciava gli annunci delle offerte di lavoro fuori dalla porta della stanza, e anch’io li lasciavo lì. «Magari potresti insegnare l’alfabeto Morse ai bambini delle elementari», mi disse una mattina, durante la colazione. Certo, mi sarebbe piaciuto moltissimo insegnare l’alfabeto Morse ai bambini delle elementari, tamburellare con le dita contro le palme delle loro manine e spiegare le parole che si formavano sulla pelle. Ma le scuole possono a malapena permettersi di pagare gli insegnanti per le lingue vere, come lo spagnolo e il francese.
E poi in realtà alla gente interessa imparare a dire solo due cose: «Ti amo», e «SOS». Volevano imparare una frase romantica in codice e poi tamburellarla sul corpo nudo dell’amante, per trascorrere una notte un po’ meno solitaria. Perciò alle feste non facevo altro che tamburellare sempre le stesse cose, mostrando agli ubriachi le pause corrette, necessarie per formulare le parole. Ma anche allora non aveva la minima importanza. Loro avrebbero tamburellato quello che gli pareva, giusto o sbagliato che fosse, e l’amante sarebbe stato felice lo stesso. E se mai si fossero trovati nella situazione di dover davvero ricorrere al codice Morse per cercare aiuto, be’, allora non ce l’avrebbero fatta. Sarebbero morti.
Quella mattina non fu nessuno in particolare a proporre l’idea. Venne in mente a tutti, all’improvviso e contemporaneamente. Se trascorri abbastanza tempo in compagnia di qualcuno cominci a pensare in sincronia con lui, e in quel momento pensavamo tutti la stessa cosa: «Dovremmo scavare, andare sottoterra». E così abbiamo fatto.
Andammo in garage e prendemmo i badili e gli attrezzi da scavo che eravamo riusciti a trovare. Hunter si impadronì di una trivella manuale per il buco iniziale e di un badile da usare una volta cominciato il lavoro. Io ne avevo uno nuovo, con una pala perfetta, immacolata, e il manico laccato. Presi anche un badile con la lama a punta, per spezzare i sassi e svellere le radici che con ogni probabilità avremmo incontrato. Amy aveva due cazzuole da giardinaggio appese ai fianchi, come un pistolero, da usare nel complesso lavoro di scavo e di modellamento lungo i fianchi del buco. Si era anche riempita le tasche di cucchiai presi dalla cucina, per ogni evenienza.
Uscimmo dal garage carichi di decisione, curvi sotto il peso degli attrezzi, e andammo in cortile. Mia madre stava lavando i piatti in cucina e aprì la finestra. «Cosa state facendo, ragazzi?». Le risposi che stavamo scavando un buco. Lei ci chiese di restare lontani dalle aiuole dei tulipani, e noi obbedimmo: scegliemmo un punto nell’angolo più lontano del cortile e cominciammo scavare.
* Estratto dall'omonimo racconto della raccolta Scavare fino al centro della terra, di Kevin Wilson, Fazi Editore, 2014.
Wilson (1978) è uno scrittore statunitense. Scavare fino al centro della terra, che ha vinto numerosi premi, è la sua raccolta d'esordio. Ha scritto anche diversi romanzi, due dei quali pubblicati in Italia, sempre da Fazi: La famiglia Fang, da cui è stato tratto il film di Jason Bateman, e Piccolo mondo perfetto.