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Giardini, icone morte, mega-ceramiche e fotografie

un magazine online di cultura visiva — dal 2006
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
— nella famiglia Peruzzi, quattro generazioni di argentieri fiorentini, si chiamano tutti con la G. I capostipiti furono Giuseppe e Giulia, poi fu la volta di Gustavo, Guglielmo, Gino, Gastone e Guglielmina, cui seguirono Gilberto e Gino, mentre ora c'è Gianna;
— nell’estate del 1962 Joel Meyerowitz lavorava come art director. Vide il grande fotografo Robert Frank al lavoro e in quel momento decise che anche lui — che fino a quel momento non aveva neanche mai posseduto una fotocamera — sarebbe diventato fotografo. Andò dal suo capo e, licenziandosi, disse proprio così: «I’m going to be a photographer»;
— in Tibet c'è un pastore di yak che usa TikTok ed è diventato una celebrità globale. La sua influenza sta cambiando le abitudini di chi abita nel suo villaggio, soprattutto quelle dei più giovani, che ora vogliono diventare influencer;
— «oggi il giardino è ben più di un semplice idillio romantico. I giardini sono diventati luoghi d’avanguardia, ambiti in cui si sperimentano la giustizia sociale, la biodiversità e un futuro sostenibile» sostengono le curatrici e i curatori di una mostra che il Vitra Design Museum dedica ai giardini.
Dei giardini
Ogni giardino è uno specchio. Di una visione del mondo ben precisa. Di un atteggiamento verso la natura e l’altro da sé. Talvolta dello spirito colonialista di un popolo. Dell’idea che una società — in un determinato tempo e luogo — ha di sé stessa. E, anche, di una speranza per l’indomani Dal passato al futuro, i giardini raccontano ciò che siamo stati, ciò che siamo oggi e, forse, ciò che saremo domani. ☞ Una grande mostra, che sarà inaugurata il 24 marzo presso il Vitra Design Museum affronterà il tema del giardino da diverse prospettive: artistica, architettonico-urbanistica, simbolico-religiosa, politica, ecologica. Moltissime le opere esposte, in un allestimento progettato dal duo italiano Formafantasma.
Un progettare

I gioielli (e non solo) dell'Archivio Fratelli Peruzzi
La storica argenteria fiorentina, nata nel 1860, rivela parte del suo grande archivio di foto, disegni e documenti in un libro.
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Dei curvilinei giganti
L'architetto e designer Ferruccio Laviani ha collaborato con Lea Ceramiche per un'installazione pensata per la Design Week di Milano.
Si tratta di versioni gigantesche e rivestite in ceramica di alcuni strumenti da disegno tecnico dell'era pre-digitale.
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Un lutto colorato
«Se il lutto è davvero il prodotto di rappresentazioni collettive, ci interessa provare a testarle nel formato del manifesto nello spazio pubblico della città: lo vogliamo fare a partire da una delle ossessioni che ci incuriosiscono, quella per la morte di icone della musica, del cinema, dello spettacolo. Esistono siti aggiornati in tempo reale per informare il pubblico su quali personaggi famosi sono morti nelle ultime 24 ore, così che sui social network possa consumarsi il lutto di massa, un corteo di prefiche romane in versione digitale, un kaddish consumato a colpi di clickbait. Pensiamo che questa monomania, che si colloca tra il disturbante e il seducente, meriti la nostra attenzione». ☞ Il collettivo bolognese CHEAP ha affisso sui muri di Bologna i poster della prima tappa del progetto ICONS, che invita creative e creativi di tutto il mondo a disegnare e progettare manifesti su icone morte della musica, del cinema e dello spettacolo. Il soggetto è David Bowie.
Un rito quotidiano

Un disegno al giorno (su un'app pensata per altro)
Nel dicembre del 2021, in una notte d'insonnia, il designer e illustratore Chris Silverman si è messo a provare limiti e potenzialità dell'app Note dell'iPhone, restando impressionato dalla sua versatilità.
Da quel momento l'ha usata ogni singolo giorno per disegnare .
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Un'opinione
«Se un testo o il pensiero di un autore non ci corrispondono più, perché la società è cambiata e si è evoluta (come è giusto che sia) perché ci ostiniamo con il voler saccheggiarne il lavoro, ponendo come condizione che venga modificato per piacerci?». ☞ Davide Calì, su cancel culture e dintorni.
Un osservare la società

Il piacere di vedere
Il grande fotografo Joel Meyerowitz — una delle figure più importanti della street photography — racconta la sua vita e la sua carriera in un libro, in dialogo con lo storico e fotografo Lorenzo Braca.
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9 mostre per un festival della fotografia “diffuso” tra due paesini calabresi
L'evento aprirà a luglio e avrà come tema il “cambiamento”.
Presentiamo una piccola anteprima delle esposizioni — tutte di livello internazionale.
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Come ogni lunedì
Alle donne, in Cina, è vietato presentarsi pubblicamente in abiti succinti. Questo impatta sui live streaming di lingerie che possono essere chiusi dalla censura.
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E inoltre
✈️ Nothing e Plates.
Da Expedia, un invito al viaggio in due pubblicità ☞
🛖 I tetti di Bali.
L'isola indonesiana vista dall'alto nelle foto di Jonas Hafner ☞
🇮🇸 L'Islanda che sembra un pianeta alieno.
Negli scatti di Ben Simon Rehn ☞
🎨 Munsell Color System.
Un atlante cromatico del 1915 ☞
🔊 Remixare e reimmaginare i suoni obsoleti.
Obsolete Sound: un progetto di Cities and Memory ☞
🖥️ 50 anni dopo viviamo ancora nel mondo di Xerox Alto.
Storia del computer più influente di sempre, dal quale discende praticamente tutto ciò che ancora oggi usiamo ☞
✍️ Animare i disegni di bambine e bambini.
Animated Drawings: un esperimento con l'Intelligenza Artificiale ☞
❓ «La domanda deve “portarti in un mondo”, raccontare una curiosità inedita su un personaggio celebre, attuale o storico che sia, o mettendo in luce un punto di vista nuovo o insolito su un aspetto quotidiano della nostra esistenza. L’esempio che ricorderò sempre nella sua chiarezza epifanica è: “Non si chiede mai ‘quante facce ha un cubo’, ma piuttosto ‘quante facce ha un dado da brodo’”.
Un autore di quiz televisivi racconta il suo lavoro, su Lucy ☞
🖼️ Nel famoso Studio Ovale, sotto la presidenza Biden, c'è una “misteriosa” cornice vuota.
Ma il “mistero” è stato svelato ☞
👨💼 «The weird, pastel-crayon, CG photo-composite or similar style of surrealist corporate graphic that you'd see in the editorial section of The Economist or Time in the early-mid 1990s. Very '90s doctor's/dentist waiting room magazine' vibes. Usually the figure is in a business suit, labcoat, or other uniform, but not always».
Neoliberal Corporate Surrealism: una serie di vecchie illustrazioni editoriali, raccolta su Are.na da Evan Collins ☞
Bonus
Ho costruito una casa da giardiniere * di Gilles Clément
Il principio per cui un sistema finito contiene l’infinito non concerne direttamente il giardiniere, ma interessa il cittadino di quel giardino limitato alla biosfera che è il pianeta. Se, come dimostra l’ecologia, ogni elemento dell’ecosistema locale si trova in rapporto con l’ecosistema che gli è immediatamente vicino, e questo a sua volta con un altro, più lontano… fino a fare il giro della Terra, allora, sì: la parte contiene il tutto, e la Vallée contiene il pianeta. Su questo fertile terreno — il giardino — si incontrano diversi campi del pensiero: i precetti del Tao, i calcoli matematici della teoria del caos, le evidenze ecologiche.
Alla Vallée, i tempi si accavallano. Lo spazio non si offre alla lettura nelle forme consone al giardino — un progetto, un’architettura —, bensì attraverso la diversità delle specie che lo occupano nel dispiegarsi dei tempi del «fuori» e del «dentro». Vi si può vedere, come fa Arnaud, una sinfonia concertante, ma anche il movimento delle piante e degli animali, lo scambio, la relazione fra gli esseri: la vita. Questa preminenza cancella gli altri dati, i muri, le scale, le panche, i sentieri, la casa…
La casa…? Scrivo un libro sulla casa, in cui la casa viene cancellata.
Cosa dirò a chi ora mi chiede i conti? Cosa dirò di tutto questo lavoro, dei giorni passati a costruire, delle notti passate a pensare a come costruire? Cosa risponderò al ciarlare allegro e fiero? Alle voci di chi si aspetta di conoscere i dettagli di questo faticoso lavoro per farne dei racconti, poi dei miti — e poi niente, perché, alla fine, tutto svanisce. Cosa dirò a mio padre, isolato dall’età e dalla distanza infinita delle nostre presenze nel mondo?
Che dire, a chi aspetta un resoconto?
La casa si cancella?
Quest’oggetto fatto di pietra, di sudore e di tempo non è nulla. Questi anni sono nulla. Siamo zen fino in fondo: tutto stava nel fare, il risultato non è niente. Opplà! La piroetta mi fa male alla schiena, è la quinta vertebra lombare — sì, lì, proprio dove state mettendo il dito; ho trasportato troppe pietre. Comunque, la casa qualcosa è: un lavoro di schiena.
Abitare in un punto preciso del pianeta risponde alle norme animali sviluppate dall’umanità, costretta a un’economia di prossimità. Un’altra economia, un diverso concetto dell’universo avrebbero condotto a delle decisioni differenti. Oggi, la globalizzazione degli scambi, la facilità dei trasporti e il turismo determinano un nuovo nomadismo. Non per questo il principio dell’habitat unico viene rimesso in causa. Serve una tana. Un indirizzo.
* Estratto da Ho costruito una casa da giardiniere, di Gilles Clément, Quodlibet, 2014.
Clément (1943) è un biologo, paesaggista e scrittore francese. Le sue opere e i suoi saggi hanno avuto un'influenza enorme sull'architettura del paesaggio contemporanea. Il suo giardino di La Vallée, in Nuova Aquitania, è al centro dei suoi studi e dei suoi esperimenti.