Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
a Cremona le finestre murate sono state temporaneamente riaperte (e senza buttar già nemmeno un mattone!);
dal suo rifugio nascosto in Prinsengracht, ad Amsterdam, Anna Frank raccontava spesso, nel suo diario, di un ippocastano;
il crisantemo, che in Giappone è detto anche “il fiore dei cento mondi”, è un simbolo solare e in oriente è associato alla longevità e all’immortalità. Dal XII secolo il trono dell’imperatore giapponese si chiama proprio “Trono del crisantemo”.
Un riaprire
eventi • illustrazione • cremona
Con il progetto Finestre Aperte, l’associazione culturale Tapirulan di Cremona ha idealmente (e temporaneamente) riaperto 20 finestre murate.
Non sono serviti picconi e martelli pneumatici: è bastata l’illustrazione.
☞ Le finestre — opera di Franco Matticchio, Malika Favre, Paweł Jońca, Guido Scarabottolo, Yuval Robichek, Jean Jullien, Joey Guidone, Giulia Pastorino, Riccardo Guasco e Craig Frazier — si potranno vedere fino al 29 ottobre, ma saranno in mostra anche presso la galleria di Tapirulan, a Cremona.
Dei loop dentro a un loop
animazione
In occasione della riapertura, nel 2021, il Nagano Prefectural Art Museum commissionò all’artista Sumito Sakakibara una grande video-installazione da proiettare in loop su un gigantesco schermo di oltre 25 metri.
Sakakibara ha creato un panorama a 360° che nello stile ricorda un po’ i carnevali di Ensor e nel “meccanismo” rimanda invece — per via del complesso intreccio di loop che danno l’impressione che la scena cambi di continuo senza mai tornare davvero al punto di partenza — a un capolavoro del cinema d’avanguardia come Tango di Zbigniew Rybczyński.
☞ L’animazione — vincitrice di numerosi premi — è visibile integralmente su Vimeo solo per un periodo limitato.
Dei crisantemi
tesori d’archivio • illustrazione • botanica
Verso la fine dell’800, l’artista giapponese Hasegawa Keika (di cui si hanno pochissimi notizie: non è certo nemmeno il genere) realizzò un’opera in tre volumi interamente dedicata al crisantemo, fiore-simbolo del Giappone.
☞ Le illustrazioni, tutte create con la tecnica della xilografia, si possono scaricare gratuitamente.
Degli alb(er)i
libri • illustrazione
«Gli alberi ritornano spesso nei libri per bambini, talvolta con storie a sfondo ecologico, altre semplicemente divertenti».
☞ Il nostro Davide Calì consiglia 5 albi illustrati a tema “alberi”.
Delle leggi fisiche
design • scienza
Un gruppo di studentesse e studenti del secondo e del terzo anno di Product Design dello IED Roma, in collaborazione con il dipartimento di Fisica di Sapienza Università di Roma, ha sviluppato i prototipi di una serie di strumenti per l’apprendimento della fisica nelle scuole secondarie attraverso la sperimentazione e l’utilizzo di smartphone.
☞ I dispositivi — presentati in questi giorni durante la Maker Faire Rome — hanno un’estetica che si ispira al design italiano degli anni ’60 e ’70 ma nello spirito e nell’essenza si rifanno alle filosofie dell’open source e dell’autoproduzione.
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E inoltre
🐈⬛ «Perché dunque i gatti si rivolgono agli esseri umani miagolando? Si direbbe che nel corso dei più di diecimila anni di convivenza con noi, i gatti si siano resi conto che non sempre riusciamo a comprendere il loro sofisticato linguaggio fatto di odori, movimenti della coda e posizioni delle orecchie. Per farsi dar retta devono fare rumore».
☞ Su L’Indiscreto si parla, appunto, del perché i gatti miagolano.
🌌 È online l’archivio dell’Whole Earth Catalog, influentissima rivista di controcultura uscita tra gli anni ‘60 e ‘70, diventata un totem — nel bene e nel male — per la cultura della Silicon Valley e il mondo dei “tecnoentusiasti”.
☞ Nell’archivio ci sono quasi tutti i numeri delle pubblicazioni prodotte dall’avventura editoriale Whole Earth.
🫶 Oggi, a Milano, Not festeggia i cinque anni del progetto editoriale con una giornata di «incontri, performance, dj set e tour psicogeografici».
☞ Superammasso.
🦠 Le foto vincitrici dell’edizione 2023 della Nikon Photomicrography Competition.
☞ Le meraviglie che l’occhio nudo non può vedere.
📸 Abandoned tea factory.
☞ Una serie fotografica di Bo Wen Huang.
⛏️ Il fotografo tedesco Tom Hagen ha documentato le foreste e i fiumi del Borneo devastati dalle miniere d’oro illegali.
☞ The Gold Mining Series.
🚂 Giocattoli della cultura folk cecoslovacca.
☞ Sul blog di Present & Correct.
🚕 Una classifica dei 100 migliori personaggi portati sul grande schermo da Martin Scorsese.
☞ And the winner is…
Bonus
Quello che non sapremo mai1
di Marcus Du Sautoy
Mentre la scienza dell’Ottocento ci faceva penetrare sempre più a fondo nei misteri dell’universo, cominciò a prendere corpo la sensazione che prima o poi avremmo ottenuto il quadro completo.
Nel 1900 Lord Kelvin, da molti considerato uno dei più grandi scienziati della sua epoca, giunse alla conclusione che quel momento fosse arrivato. «Ormai in fisica non c’è più nulla di nuovo da scoprire» dichiarò all’assemblea della British Association of Science. «Tutto ciò che rimane sono misure sempre più precise.» Anche il fisico americano Albert Abraham Michelson pensava che il futuro della scienza si riducesse ad aggiungere alcune cifre decimali ai risultati già ottenuti. «Le più importanti leggi fondamentali e i fatti principali della scienza fisica sono stati tutti scoperti […]. Le nostre future scoperte andranno cercate alla sesta cifra decimale.»
Cinque anni più tardi, Einstein annunciava la sua nuova e straordinaria concezione dello spazio e del tempo, seguita a breve distanza dalle rivelazioni della fisica quantistica. Kelvin e Michelson non avrebbero potuto sbagliarsi di più riguardo a quanto rimanesse da scoprire nell’ambito della fisica.
Ciò che intendo tentare di stabilire è se esistano problemi che, a prescindere da ciò che di nuovo potremo comprendere, rimarranno sempre inaccessibili alla nostra conoscenza, e che sia possibile dimostrarlo. Forse non ne esistono. Come scienziato, è questa la mia speranza. Uno dei pericoli che si corrono confrontandosi con domande che al momento non hanno risposta è arrendersi troppo presto alla loro supposta inconoscibilità. Ma se ci sono domande senza risposta, quali conseguenze ne dobbiamo trarre? Significa che siamo liberi di scegliere tra le risposte possibili e che la nostra scelta non riveste alcuna reale importanza?
Parlare di ciò che sappiamo di non sapere non è prerogativa del mondo della scienza. Il politico statunitense Donald Rumsfeld si è avventurato nella filosofia della conoscenza con la seguente, famosa dichiarazione:
Ci sono cose note che ci sono note; cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che ci sono cose ignote che ci sono note; in altre parole, sappiamo che esistono alcune cose che non sappiamo. Ma ci sono anche cose ignote che ci sono ignote, cioè quelle che non sappiamo di non sapere.
Rumsfeld fu sommerso dalle critiche per questa risposta sibillina a una domanda postagli a bruciapelo durante un briefing al dipartimento della Difesa sulla mancanza di prove che collegassero il governo iracheno al possesso di armi di distruzione di massa. Per giornalisti e blogger fu una giornata memorabile e la vicenda culminò con l’assegnazione a Rumsfeld del premio Foot in Mouth da parte della Plain English Campaign. Eppure, se ci si prende la briga di analizzare la sua dichiarazione con cura, Rumsfeld riassume con grande concisione diversi tipi di conoscenza, anche se forse dimentica una categoria importante: le cose note che ignoriamo. Le cose che sappiamo ma non osiamo ammettere di sapere. Come sostiene il filosofo Slavoj Žižek, queste sono probabilmente le più pericolose, soprattutto quando a possederle sono coloro che detengono il potere politico. Appartengono alla sfera delle illusioni. Dei pensieri repressi. Del subconscio freudiano.
Mi piacerebbe molto parlarvi delle cose ignote che ci sono ignote, ma allora sarebbero note! Nassim Taleb, autore del Cigno nero, ritiene che sia proprio il loro manifestarsi a produrre i maggiori cambiamenti nella società. Per Lord Kelvin furono la relatività e la fisica quantistica a rivelarsi cose ignote che non si conoscevano e che lui non era stato in grado di concepire. Perciò in questo libro posso al più cercare di parlare delle cose ignote che ci sono note e chiedermi se qualcuna di esse rimarrà ignota per sempre. Ci sono domande che per loro stessa natura resteranno sempre senza risposta, indipendentemente dai progressi della conoscenza?
Estratto dal primo capitolo di Ciò che non possiamo sapere: Avventure ai limiti della conoscenza, di Marcus Du Sautoy, Rizzoli, 2016.
Du Sautoy (1965) è un matematico britannico. Professore a Oxford e suonatore di tromba, è autore di diversi saggi divulgativi sulla matematica e le scienze, coi quali si è aggiudicato diversi premi.