Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
forse Gregor Mendel acquistò da Ernst Benary i semi dei piselli che usò nei suoi celebri e rivoluzionari esperimenti che lo resero il padre della genetica moderna;
alcuni dei romanzi prodotti da scrittori ingaggiati dall’esercito francese per immaginari futuri scenari di guerra sono stati pubblicati. Altri rimarranno secretati;
è sufficiente non trovare nessun rinoceronte in casa per affermare, con assoluta certezza, che non ce n’è uno?
le atmosfere delle illustrazioni di Gabriella Giandelli sono degne di un set di David Lynch e hanno una potenza tale da farci entrare in mondo parallelo, un tempo sospeso dove l’assenza si manifesta con una forza inattesa.
Un ventre di balena
reportage • illustrazione • viaggio intorno al mio studio
«Assomiglia a un guscio dove scivolare e ripararsi quando è necessario. Per esempio quando finisce la pioggia e inizia la malinconia. O quando l’aria si impregna di una dolce “saudade” per la nostalgia di tutto ciò che non si è vissuto».
☞ La nostra Giovanna Canzi è andata a esplorare lo studio milanese dell’illustratrice Gabriella Giandelli.
Un segno onirico
interviste • illustrazione • design
«L’aspetto musicale è la mia ispirazione principale, traggo più dalle suggestioni sonore che da quelle visive. Da amante del jazz quel tipo di sonorità, per esempio nell’illustrazione, riesce a rievocare in me un immaginario, un carattere di dinamicità, un frame che riesco a fermare nel tempo sotto forma di immagine».
☞ Valentina Carlucci ha intervistato il designer e illustratore Gianvito Turi.
Degli ortaggi
tesori d’archivio • illustrazione • botanica
Penultimo di nove figli, il tedesco Ernst Benary fondò, nel 1843, un un vivaio specializzato nella vendita di sementi per piante da fiore e da orto. Generazione dopo generazione, quella piccola realtà è diventata un’azienda conosciuta a livello globale.
☞ Online c’è un meraviglioso catalogo del 1876, illustrato con tavole che si possono anche scaricare gratuitamente.
Uno stampare
riviste • arte & design
È uscito il nuovo numero di Pressing Matters.
☞ La rivista dedicata alle arti della stampa.
Uno speculare
lazy news • illustrazione
Lazy News è la nostra rubrica dedicata a notizie di ieri che forse possono aiutarci a capire l’oggi.
Curata da Davide Calì, è illustrata da Irene Bidello.
☞ Nella nuova puntata si parla degli scrittori di fantascienza assoldati dall’esercito francese per immaginare scenari di guerra futuri.
Degli ungulati
libri • illustrazione • cinque
«Un rinoceronte in casa può esser utilissimo. Si può usare come appendiabiti o come grattaschiena e poi ingoierà le brutte pagelle prima che le vedano mamma e papà».
☞ Il nostro Davide Calì consiglia cinque albi illustrati a tema rinoceronti.
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E inoltre
🔥 Grafiche di scatole di fiammiferi giapponesi degli anni ‘50.
☞ Su Present & Correct.
💬 «La mia teoria è che dove non c’è conflitto, non c’è storia. A volte è sofferenza fisica, a volte è sofferenza mentale, a volte è il divario tra l’ideale e la realtà».
☞ Un’intervista al fumettista giapponese Usamaru Furuya, su Lucy.
🗯️ Standards Manual ha ripubblicato la guida di stile di DC Comics del 1982.
☞ «Oltre 165 scansioni altamente dettagliate della leggendaria arte di José Luis García-López».
✍️ Si può mai veramente possedere un'estetica?
☞ Su It’s Nice That cinque designer e illustratori (Bráulio Amado, Robert Beatty, David Rudnick, Tomi Um, Jen Mussari) raccontano cosa succede quando il proprio stile diventa di tendenza.
🤔 L’origine dei vecchi proverbi.
☞ Da Bolo Paper: prima parte e seconda parte.
🚽 Il fenomeno Skibidi Toilet.
☞ Spiegato bene da Pietro Minto, su Il Post.
🍆 «Un viaggio eroti-comico tra cianfrusaglie oscene, giornaletti sconci e altri reperti porno del mondo ante-Internet».
☞ Annette’s Erotheque, su Not.
🗣️ Un sito sulle lingue del mondo.
☞ Ethnologue.
🍹 Cento 45 giri di genere Exotica.
☞ Da ascoltare.
🧊 I ghiacci del Baltico.
☞ Nelle foto aeree di Bernhard Lang.
📸 Il Teatro Regio di Torino.
☞ Fotografato da Franck Bohbot.
💥 «Quello che contraddistingue la storia degli spazi bolognesi è che hanno elaborato modelli di professionalizzazione bottom up nei più svariati settori delle arti, dello spettacolo e della comunicazione, a volte in sinergia con le istituzioni e l’amministrazione locale, ma senza mai dipenderne».
☞ Modello Bologna: su Il Tascabile, un estratto dal nuovo libro Skank Bloc Bologna: Alternative Art Spaces since 1977, a cura di Roberto Pinto and Francesco Spampinato, Mousse Publishing.
💊 «“Potremmo iniziare dicendo una cosa apparentemente provocatoria ma in fondo molto ragionevole: la droga non esiste”».
☞ La droga spiegata a Salvini, di Carlo Mazza Galanti, su Lucy.
Bonus
Una porta nel muro1
di Olivia Laing
Mi capita, a volte, di fare un sogno. Sogno di essere in una casa e di vedere una porta che non sapevo esistesse. La porta si apre su un giardino inaspettato, e per un istante privo di peso mi ritrovo ad abitare un territorio nuovo, ricco di potenzialità. Forse ci sono dei gradini che scendono verso uno stagno, o una statua circondata da foglie morte. Non è mai un giardino ordinato: è sempre meravigliosamente incolto, una promessa di ricchezze nascoste. Cosa potrebbe crescere qui, quali rare peonie, iris e rose troverò? Mi sveglio con la sensazione che un giunto troppo stretto si sia allentato e che tutto scorra fluente di nuova vita.
Per la maggior parte degli anni in cui ho fatto questo sogno, non ho avuto un giardino. Ho comprato una casa solo a quarant'anni, e prima ho vissuto sempre in affitto, in appartamenti che di rado erano dotati di uno spazio esterno. Tuttavia il primo dei miei giardini temporanei si trovava a Brighton. Era talmente stretto che potevo quasi toccare contemporaneamente i due lati opposti della recinzione, e digradava oltre la linea dei Downs in tre ripide terrazze, culminando in una serra con una vite rampicante dove viveva un rospo dagli occhi dorati.
Ci avevo piantato la calendula, che secondo John Gerard, erborista del xvi secolo, «rafforza e conforta molto il cuore». Stavo studiando per diventare erborista e la mia testa era piena di piante, un groviglio di forme naturali.
Lo studio della botanica era un'educazione al guardare che rendeva il mondo di tutti i giorni più intricato, finemente dettagliato, come se a un tratto possedessi una lente di ingrandimento che triplicava le mie capacità visive. Ogni pianta risultava talmente intrecciata alla storia del genere umano che studiarla era come precipitare in un canale che attraversava il tempo. «La calendula selvatica è simile alla calendula da giardino, ma molto più piccola; l'intera pianta perisce al primo avvicinarsi dell'inverno e rinasce con la caduta del seme.»
A Cambridge, un decennio più tardi, piantai salvie e ginestre e sistemai lo stagno maleodorante, dove in primavera affioravano i tritoni formando un'argentea bolla d'aria. Vivevo grazie a collaborazioni a breve termine, in una casa con i muri neri di muffa, ma i giardini mi facevano sentire permanente, o forse mi permettevano di venire a patti con la precarietà. Ciò che amavo del giardinaggio, oltre alla parte creativa, era l'oblio di sé che il lavoro manuale comporta, l'immersione in una sorta di concentrazione ipnotica che era tanto diversa dal pensiero quotidiano quanto la logica del sogno lo è dalla veglia. Il tempo si fermava, o per meglio dire mi rapiva.
A vent'anni avevo letto una lista di regole di vita e ne ero stata così colpita da copiarle nel mio quadernetto nero, che a quei tempi era pieno di aforismi e consigli su come si doveva essere. La regola che mi piaceva di più diceva che vale sempre la pena fare un giardino, per quanto temporaneo sia il tuo soggiorno. Forse non sarebbe durato, ma non era meglio vivere come Johnny Appleseed, il pioniere dell'ambientalismo, lasciando dietro di sé una scia di polline?
Ognuno di questi giardini mi permetteva di sentirmi a casa, anche se tutte le volte che un proprietario non mi rinnovava il contratto e vendeva quello spazio che con tutta evidenza non era mio, sentivo il desiderio di averne uno che fosse permanente. Lo volevo fin da bambina, ancor più di quanto desiderassi una casa. A parte il desiderio d'amore, era il mio desiderio più costante e più intenso, e accadde che una cosa portò con sé l'altra, una doppia fortuna a cui non riesco ancora a credere. A quarant'anni conobbi un docente di Cambridge, un uomo straordinariamente intelligente, timido e affettuoso, me ne innamorai e lo sposai. Ian era molto più anziano di me e viveva in una casa a schiera riempita di libri dal pavimento al soffitto. Sua moglie era morta da poco e appena andai a vivere a casa sua lui dovette sottoporsi a due importanti interventi chirurgici. La nostra amicizia era nata dal comune interesse per il giardinaggio e, dopo il suo pensionamento, ci venne l'idea di trovare una casa dove ci fosse un giardino da ripristinare o la possibilità di crearne uno da zero. Non sapevamo quanto tempo ancora avremmo potuto passare insieme, e creare un giardino sembrava il modo giusto per usare almeno una parte di quel tempo.
Estratto dall’omonimo capitolo di Il giardino contro il tempo, di Olivia Laing, Il Saggiatore, 2024
Laing (1977) è una scrittrice e giornalista britannica.
Collabora con il Guardian, il New Statesman e Frieze ed è stata responsabile della sezione “Libri” dell’Observer.