Ex libris, agende, ciliegie, compleanni e tricotillomania
Dalle antiche mappe al cherry picking
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
figlio di due insegnanti, Carel Adolph Cachet avrebbe dovuto seguire le orme dei genitori, ma a un certo punto, mentre frequentava la scuola di formazione per docenti, si accorse di provare vero interesse solo per le lezioni di disegno. Diventò uno dei più prolifici artisti e decoratori dei Paesi Bassi di fine ‘800 e inizio ‘900;
disegnare può rivelarsi uno strumento preziosissimo quando si cerca di descrivere una propria emozione;
il termine tricotillomania — letteralmente “ossessione per lo strappare i capelli” — fu coniato a fine ‘800 dal dermatologo francese François Henri Hallopeau (la vaga assonanza del cognome con l’alopecia è solo un curioso caso);
secondo un’antica tradizione, San Nicolò, patrono di Lecco, il 6 dicembre portava ai bambini tre mele rosse.
Delle mappe antiche
mappe • tesori d’archivio
«Volevamo fare qualcosa di nuovo ed entusiasmante: fornire un ambiente in cui le persone possano godersi le mappe e sentirsi, come noi, entusiaste e gioiose nei loro confronti. Il sito contiene immagini ad altissima risoluzione di tutti i pezzi della nostra collezione, comprese le mappe e le tavole all’interno dei nostri atlanti e libri. I visitatori potranno ingrandire per vedere i minimi dettagli».
☞ La Sunderland Collection è una raccolta di rare, antiche e preziosissime mappe. Per esplorarla è stato recentemente messo online un archivio interattivo: Oculi Mundi.
Degli ex libris e dei calendari d’epoca
tesori d’archivio • ex libris • calendari • design
Capace di eccellere in molti campi artistici, dalla stampa alla decorazione, dal disegno alle ceramiche, l’artista neerlandese Carel Adolph Lion Cachet, vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, era anche dotato di una grande abilità nell’instaurare relazioni sociali. Questo, una volta terminati gli studi, gli aprì le porte (e i portafogli) dell’élite amsterdamiana del periodo, garantendogli commissioni di ogni tipo: progettazione di mobili e di interni di navi, copertine di libri, tappeti, carte da parati, poster e persino banconote e francobolli.
☞ Tra le molte sue opere sono arrivati fino a noi anche ex libris e calendari.
Un’agenda
arte • cancelleria • eventi
La casa editrice Teka Edizioni ha collaborato con la Galleria Melesi di Lecco per un'agenda 2024 all'insegna dell'arte contemporanea, con 12 artiste e artisti coinvolti.
☞ Fino al 24 dicembre le opere presenti tra le pagine saranno anche in mostra presso la galleria.
Una comodità
in punta di penna • interviste • disegno
«Ho iniziato ad usare la Bic perché è lì, già pronta, la devi solo prendere in mano, non devi preparare il tavolo come per acquerelli o tempere. È una penna, te la porti ovunque, adoro poterne lasciare una in ogni zaino, borsa o tasca, così, per ogni evenienza».
☞ Per la rubrica In punta di penna, Davide Calì ha intervistato la giovane e talentuosa Sara Fasolin.
Un’ossessione
animazione • video
La giovane illustratrice e animatrice statunitense Kelly Schiesswohl ha provato a sdrammatizzare un disturbo che affligge molte persone, lei compresa: lo strapparsi in maniera incontrollata i capelli e i peli del corpo.
☞ Realizzato come tesi di laurea, il corto d’animazione TRICHOTILLOMANIA! usa il registro del grottesco e un’overdose di colori accesi e di stimoli visivi.
Degli albi
cinque • libri • illustrazione
«Mentre la maggior parte delle case editrici per bambini produce libri “impegnati” o comunque seriosi o poetici, loro si dedicano prevalentemente a titoli comici».
☞ Il nostro Davide Calì consiglia 5 albi illustrati di Edizioni Clichy.
Uno sceglier bene le ciliegie
logos • parole • illustrazione
«Descrive il fenomeno cognitivo che ci porta a considerare, nella valutazione delle cose, soltanto gli elementi che ci fanno comodo per confermare le nostre idee e, molto spesso, i nostri pregiudizi».
☞ Nella nuova puntata della rubrica Logos, parole illustrate, Sara Arosio parla del cherry picking.
Dei compleanni da non dimenticare
illustrazione • mai guidare con un orso in macchina
A Samoa vige una legge molto particolare che riguarda il genetliaco delle proprie mogli.
☞ La quinta puntata di Mai guidare con un orso in macchina.
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E inoltre
📷 Il 29 novembre è morto, a 95 anni, il grande fotografo statunitense Elliott Erwitt.
☞ Vale la pena andare a (ri)scoprire il suo lavoro sul suo profilo Instagram.
👩💻 «Presta attenzione a cosa vuoi fare quando nessuno ti paga».
☞ È uno dei 10 consigli su design e branding dall’agenzia &Walsh.
👙 La collezione di foto di un uomo che per anni ha scattato Polaroid alle donne poco vestite che vedeva sulla sua tv.
☞ La misteriosa e curiosa storia di Tom Wilkins.
👔 L’uomo che ha inventato 1500 tipi di nodi per la cravatta.
☞ Un articolo (splendidamente illustrato da Petra Peterffy) sul New Yorker [con paywall].
☞ Qui le sole illustrazioni.
🎸 «“In realtà ero un normalone, mi piaceva vestirmi bene, mentre Max era proprio l’opposto”. Mi racconta di come Pezzali fosse in realtà la controcultura, l’appassionato “fanzinaro” che si comprava i vinili d’importazione, il “dark punk” come lo definisce – e lo dice sempre, ogni volta, con un affetto e un’ammirazione incredibili verso l’ex socio».
☞ Su Lucy, Matteo Grilli racconta il suo incontro con Mauro Repetto.
🤴🏻 Napoleone voleva rifarsi una vita negli Stati Uniti?
☞ Pare di sì.
💊 Indovinare se un nome viene dall’universo di Tolkien oppure è un antidepressivo.
☞ Sembra facile ma…
🧱 Giochino: una versione di breakout che si gioca direttamente dal browser e si ispira ad Inception.
☞ Brickception.
🧂 Salt.
☞ Una serie fotografica di Mitchell Rouse.
🚜 Se continuiamo con questo ritmo di crescita demografica, potremmo esaurire relativamente presto il terreno agricolo a disposizione per sfamare tutti quanti.
☞ «Dobbiamo trovare il modo di sfamare la popolazione crescente senza disboscare ulteriore terra».
🍂 Si può fare arte sulle foglie?
☞ Decisamente sì.
Bonus
Blu di Prussia1
di Benjamín Labatut
Ferro, oro, argento, rame, stagno, piombo, fosforo, arsenico: all’inizio del XVIII secolo l’essere umano conosceva solo una manciata di elementi puri. La chimica non si era ancora separata dall’alchimia, e la varietà di nomi misteriosi che si davano a sostanze come il bismuto, il vetriolo, il cinabro e l’amalgama era terreno fertile per ogni sorta di reazioni impreviste e propizie. Il blu di Prussia, per esempio, non sarebbe esistito se non fosse stato per il giovane alchimista che lavorava nella bottega di pigmenti in cui fu creato. Johann Konrad Dippel si presentava come un teologo pietista, filosofo, artista e medico, anche se per i suoi detrattori era solo un ciarlatano. Nacque nel piccolo castello di Frankenstein, vicino a Darmstadt, nell’Ovest della Germania, e fin da bambino dimostrò di possedere uno strano carisma in grado di offuscare chiunque rimanesse troppo a lungo in sua compagnia. Il potere di persuasione di cui era dotato gli permise di sedurre una delle menti scientifiche più importanti dell’epoca, quella del mistico svedese Emanuel Swedenborg, che da uno dei suoi più ferventi discepoli finì per diventare suo acerrimo nemico. Secondo Swedenborg, Dippel aveva il dono di allontanare le persone dalla fede per poi privarle della loro intelligenza e della loro bontà, «abbandonandole in una sorta di delirio». In una delle invettive più appassionate che scrisse contro di lui, Swedenborg lo paragonò addirittura a Satana: «È il più vile demonio, non osserva principio alcuno, e anzi, in generale, è avverso a qualsiasi principio». Le sue critiche non turbarono Dippel, che ormai, dopo aver passato sette anni in prigione per le sue idee e pratiche eretiche, era immune allo scandalo. Una volta scontata la pena, rinunciò a qualunque pretesa di umanità: si diede a esperimenti ignobili su animali vivi e morti, che dissezionava avidamente. Il suo obiettivo era passare alla storia come il primo uomo ad aver trasferito un’anima da un corpo a un altro, ma fu l’estrema crudeltà e il piacere perverso con cui manipolava le spoglie delle sue vittime a fare di lui una leggenda. Nel libro Vitae Animalis Morbus et Medicina, pubblicato a Leida con lo pseudonimo Christianus Democritus, affermò di aver trovato l’elisir di lunga vita — la versione liquida della pietra filosofale —, in grado di guarire qualsiasi malattia e di donare l’immortalità a chiunque lo bevesse. Cercò di barattarne la formula con la proprietà del castello di Frankenstein, ma l’unico uso che riuscì a fare del suo intruglio fu come insetticida e repellente, grazie all’ineguagliabile fetore prodotto dal misto di sangue, ossa, corna e zoccoli in decomposizione. Proprio per questa sua qualità, secoli dopo, quel liquido vischioso simile al catrame venne utilizzato durante la seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche, che lo versarono come agente chimico non letale (per cui non regolamentato dalle Convenzioni di Ginevra) nei pozzi d’acqua del Nordafrica, in modo da rallentare i carri armati del generale Patton lanciati al loro inseguimento nelle sabbie del deserto. Uno dei componenti dell’elisir di Dippel avrebbe poi prodotto il blu che compare nella Notte stellata di van Gogh e nelle acque della Grande onda di Kanagawa di Hokusai, ma anche nell’uniforme della fanteria dell’esercito prussiano, come se la struttura chimica del colore portasse in eredità la violenza, l’ombra, la macchia originaria degli esperimenti dell’alchimista che faceva a pezzi animali vivi, assemblava i loro resti in orribili chimere e tentava di rianimarli con scariche elettriche. Mostri che ispirarono a Mary Shelley il suo capolavoro, Frankenstein, o il moderno Prometeo, in cui mise in guardia contro il progresso cieco della scienza, la più pericolosa di tutte le arti umane.
Estratto dall’omonimo capitolo di Quando abbiamo smesso di capire il mondo, di Benjamín Labatut, Adelphi, 2021.
Labatut (1980) è uno scrittore cileno, diventato un fenomeno letterario internazionale proprio con Quando abbiamo smesso di capire il mondo, un romanzo che assomiglia a un saggio (e viceversa) e racconta alcune delle storie legate alla nascita della scienza moderna.