Insetti, danze floreali, feltro e giardini multicolore
Dalla Sardegna militarizzata ai pattern di Istanbul
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
di tutta la nuova ricchezza creata nel mondo tra il 2020 e il 2021, l’1% più ricco se n’è accaparrata il 63%;
per una singola tavola realizzata da Emile-Allain Séguy con la tecnica del pochoir, potevano essere necessari più di 100 passaggi con altrettanti stencil;
per vedere in tempo reale un ibisco aprirsi completamente a partire dal bocciolo, bisognerebbe stare lì a guardarlo per almeno 80 ore;
il grande paesaggista olandese Piet Oudolf tiene sulla scrivania una collezione di tazze, che usa come porta-penne e porta-pennarelli.
Dei pattern dagli insetti
Tra i più grandi talenti delle arti decorative nel periodo a cavallo tra l’Art Nouveau e l’Art Déco, il francese Emile-Allain Séguy pubblicò nel 1929 un portfolio dedicato alle forme e ai colori degli insetti.
☞ Oltre alle tavole più realistiche ce ne sono alcune con pattern ispirati a quegli stessi animali. Tutte quante si possono scaricare gratis anche in alta risoluzione.
Una Istanbul magica
Il regista e animatore di origine siriana Waref Abu Quba ha fatto un viaggio a Istanbul e ha trasformato i pattern decorativi che ha trovato lì, frutto della mescolanza tra popoli e culture — greca, bizantina, islamica e ottomana —, in un’ipnotica animazione.
☞ Si intitola Takrar, che significa “ripetizione”.
Delle carte da parati metafisiche
L’officina di design LATOxLATO, fondata da Virginia Valentini e Francesco Breganze de Capnist (soci negli affari e marito e moglie nella vita), ha collaborato con il marchio Inkiostro Bianco per una serie di quattro carte da parati.
☞ I pattern sono ispirati alla pittura metafisica e all’architettura razionalista.
Dei giardini
Piet Oudolf è considerato come uno dei più grandi paesaggisti contemporanei, capofila del cosiddetto New Perennial Movement, caratterizzato dall’uso delle piante perenni per ottenere scenari iper-naturali e apparentemente spontanei, ma in realtà curati fin nel minimo dettaglio.
☞ Il suo nuovo libro, edito da Phaidon, presenta i suoi progetti più interessanti, accompagnati da foto, teorie, metodologie e soprattutto disegni (molti dei quali finora inediti).
Una danza floreale
Il regista giapponese Yutaka Kitamura ha fotografato per anni lo sbocciare di alcune piante, mettendo poi insieme i vari scatti in un corto in stop-motion.
☞ I fiori sembrano danzare.
Un festival di fotografia
«Più che mai, le categorie di More or Less definiscono il mondo in cui viviamo, le nostre aspirazioni, le nostre paure, le nostre appartenenze. La contrapposizione tra l’abbondanza e la scarsità, il superfluo e l’essenziale, le élite e le masse, l’accumulo e la dispersione».
☞ Si è aperta giovedì scorso la 13ª edizione del festival internazionale di fotografia Cortona On The Move. Il tema di quest’anno è appunto More or Less, affrontato da tanti punti di vista nelle molte mostre presentate.
Del feltro
Un video assai bizzarro, sia per la trama sia per la tecnica scelta per raccontarla: l’animazione realizzata con il feltro.
☞ Si intitola Dial Tone, è pieno di telefoni ed è opera di un giovane artista statunitense che ci ha lavorato per la sua tesi di laurea.
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Come ogni lunedì
☞ Il 65% del demanio militare italiano, del territorio cioè adibito a difesa nazionale, si trova in Sardegna, con 37.374 ettari militarizzati e in uso per esercitazioni NATO. I poligoni sono tre: Capo Frasca, Teulada e Salto di Quirra, che è impiegato per test di armi sperimentali che comprendono missili al torio, elemento radioattivo fortemente contaminante.
E inoltre
📕 Le migliori 50 copertine di libri del 2022.
☞ Secondo AIGA (American Institute of Graphic Arts).
🏛️ La nuova identità visiva del Carnegie Museum of Art.
☞ Se ne parla su It’s Nice That.
🏰 Un font variabile per medievaliste e medievalisti.
☞ Si chiama Elstob.
🩲 «La mutanda costringe a pensare in modo irrazionale e a trovare, in questa irrazionalità, una logica; tipico segno di tutte quelle misure sociali che non si applicano perché abbiano una loro ragione, ma perché, applicandole, le persone si abituano a non pensare in modo autonomo. Non si indossa perché serve, ma si indossa per dimostrare di appartenere a un gruppo sociale e di pensare come tutti gli altri. È una dichiarazione di fede nel senso comune di un gruppo».
☞ Contro le mutande: un articolo di Riccardo Manzotti su L’Indiscreto.
🎾 L’erba di Wimbledon.
☞ Un articolo pieno di infografiche, sul sito della Reuters.
😱 La rivista Cut ha chiesto a cento persone di urlare più forte che potevano.
☞ E le ha filmate.
🌋 Una nuova eruzione vulcanica in Islanda, il 10 luglio scorso.
☞ Ripresa da un drone. Ipnotico.
💡 Uno studio di design ucraino sta realizzando lampade riutilizzando i proiettili sparati dai carri armati antiaerei contro i droni russi.
☞ I proventi della vendita vanno a finanziare la campagna militare.
Bonus
L’oppio facile1
di Michael Pollan
La scorsa stagione è stata strana nel mio giardino, atipica non solo per il tempo eccezionalmente fresco e umido – la cosa era sulla bocca di tutti gli appassionati di giardinaggio del New England –, ma anche per il suo clima di paranoia. La causa ne è stata un fiore: un papavero alto, mozzafiato, con serici petali scarlatti e un cuore nero, la cui coltivazione, come ho scoperto un po’ troppo tardi, costituisce un reato per la legge statale e federale. In realtà le cose non sono proprio così semplici. I miei papaveri erano, o erano diventati, oggetto di reato; quelli di un altro potrebbero esserlo, come non esserlo. La legalità della coltivazione del papavero da oppio (i cui semi sono venduti sotto diversi nomi, tra i quali papavero domestico, Papaver paeoniflorum e, soprattutto, Papaver somniferum) è una faccenda intricata, su cui pesano questioni di nomenclatura ed epistemologia che mi ci è voluta buona parte dell’estate per chiarire. Ma prima di provare a fornire una spiegazione, permettetemi di dare un consiglio amichevole a chiunque voglia continuare a coltivare questa spettacolare pianta annua: meno ne sapete meglio è, in termini legali se non orticoli. Perché il fatto che i papaveri da oppio nel vostro giardino siano illeciti o meno non dipende da quello che ci fate, e nemmeno da quello che avete intenzione di farci, ma molto semplicemente da quello che sapete su di essi. Dunque, vi avviso: se avete anche il minimo desiderio di coltivare papaveri da oppio, fareste bene a smettere immediatamente di leggere.
Quanto a me, temo di essere già perduto, almeno agli occhi della legge, avendo ormai assaggiato il frutto proibito della conoscenza. Di fatto, più cose apprendevo sui papaveri, più colpevoli diventavano i miei papaveri – e più spaventosi si facevano i miei giorni e, in parte, anche le mie notti. Fino al giorno in cui, lo scorso autunno, strappai finalmente gli steli secchi dei papaveri e, con un enorme senso di sollievo, li buttai nel compost, rientrando così (spero) tra i giardinieri che non si preoccupano di ricevere una visita della polizia.
Tutto ebbe inizio in maniera, se non proprio innocente, abbastanza legale. O almeno questo è quel che pensavo a febbraio, quando aggiunsi alcune varietà di papavero (P. somniferum, P. paeoniflorum e P. rhoeas) al mio ordine annuale di fiori e ortaggi dai cataloghi di sementi. Ma lo stato delle conoscenze comuni (e perfino specialistiche) sui papaveri è a dir poco confuso; dilaga la cattiva informazione, se non addirittura la disinformazione. Avevo letto su «Martha Stewart Living» che, «contrariamente a quanto si crede di solito, non esiste una legge federale contro la coltivazione del P. somniferum». Prima di piantare, consultai la mia Taylor’s Guide to Annuals, una fonte solitamente affidabile; alludeva al fatto che «dal succo della capsula immatura si ricava l’oppio, la cui produzione è illegale negli Stati Uniti», ma non diceva nulla di preoccupante sulle piante in sé. Supposi che, se si potevano vendere legalmente i semi (e trovai il somniferum in offerta in una manciata di cataloghi noti, sebbene non sempre fosse venduto sotto quel nome), come poteva mai l’ovvio passo successivo – cioè piantare i semi seguendo le istruzioni sulla confezione – essere un reato federale? Se così fosse stato, avrebbe quanto meno dovuto esserci un disclaimer nei cataloghi.
Estratto dall’omonimo capitolo di Piante che cambiano la mente, di Michael Pollan, Adelphi, 2022.
Pollan (1955) è un pluripremiato giornalista, saggista e docente statunitense. Nei suoi libri parla spesso di cibo e la sua opera più celebre, Il dilemma dell'onnivoro, è un'illuminante inchiesta sul sistema alimentare americano.
Dai suoi saggi sono state tratte due serie Netflix: Cooked e Come cambiare la tua mente.