Manoscritti, archeologie del futuro, parassiti e vecchi furgoni
Dal Big Bang al Tuono (Pettinato)
Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
si dice che l’antica città di Gabii sia stata la scuola di Romolo e Remo;
una delle più importanti corti rinascimentali del ‘400 non era in Italia ma in Ungheria;
«oggi, il settore edilizio richiede determinati standard, oltre a certificazioni e assicurazioni, e molti edifici sono realizzati con materiali “sotterranei”, soggetti a grandi lavorazioni. Di conseguenza, abbiamo perso la maestria e la comprensione dei materiali organici e non riusciamo più a costruire e riparare gli edifici in modo sostenibile» sostiene l’architetto Tsuyoshi Tane;
la collezione della British Library ammonta a circa 170 milioni di documenti;
l’artista taiwanese Chia-Chi Yu vive con undici gatti e un cane;
Una mostra itinerante
È quella dell’illustratrice taiwanese Chia-Chi Yu, finora mai esposta in Italia e protagonista della seconda edizione di TATO - Taiwan on Tour, un progetto itinerante per scoprire l’arte e l’editoria illustrata di Taiwan.
☞ Il coloratissimo furgoncino vintage che ospita la mostra sta girando la Sicilia (il 23 era a Mazzarino, stasera sarà a Favara e il 18 settembre a Catania).
Dei parassiti
Per il suo progetto di diploma, la giovane illustratrice e animatrice francese Juliette Laboria ha realizzato un corto d’animazione che mette in scena una crudele battaglia estiva tra uno sciame di vespe e un gruppo di ragazzini.
☞ Chi saranno i parassiti?
Un tuono che continua a risuonare
«In questa rubrica non abbiamo ancora parlato di fumetto. Mi sembrava giusto cominciare da questo numero con un autore speciale, che ci ha lasciato, troppo presto» scrive Davide Calì.
☞ Che consiglia 5 libri del grande Tuono Pettinato.
Un esplorare
L’agenzia creativa romana Mine Studio ha lanciato Osservatorio Gabii, un progetto di fundraising in collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggi e con il FabLab dell’Istituto Comprensivo Elisa Scala di Roma.
☞ L’obiettivo è quello di partecipare alla valorizzazione dell’area archeologica di Gabii e di finanziare attività formative per la comunità e per gli studenti della scuola.
La nostra Giulia Ficicchia ha intervistato due dei protagonisti del progetto, che si può supportare acquistando magliette e toppe da esploratore.
Un’antica biblioteca virtuale
Nel ‘400 la Bibliotheca Corvina, che apparteneva al re ungherese Mattia Corvino, era una delle più vaste del mondo.
☞ Gran parte dei libri sono andati distrutti dopo le guerre con gli ottomani e quelli superstiti sono disseminati nelle biblioteche di mezzo mondo, ma un sito li raccoglie e permette di sfogliarli tutti gratuitamente.
Un conservare
La squadra di conservazione della British Library racconta e mostra con un video tutto il lavoro che c’è dietro il mantenimento dell’enorme collezione di manoscritti e antiche stampe.
☞ «Devi imparare a non esserne spaventata. Devi diventarne amica [dell’esemplare che devi sistemare, ndr] prima di metterti effettivamente a lavorarci» dice una delle protagoniste del filmato.
Un’archeologia del futuro
«Proprio come gli archeologi, iniziamo un lungo processo di esplorazione, scavando a fondo nella memoria di un luogo. Si tratta di un processo di sorpresa e scoperta, di una ricerca che porta all’incontro con l’ignoto, con quanto è caduto nell’oblio o andato perduto con la modernizzazione e la globalizzazione. Crediamo che un luogo avrà sempre ricordi radicati profondamente nella terra e nella storia. Siamo convinti che la memoria non appartenga al passato, ma che sia la forza motrice dell’architettura. Attraverso questo processo che porta a pensare al futuro dalla memoria di un luogo, l’archeologia sfuma gradualmente nell’architettura».
☞ L’architetto giapponese Tsuyoshi Tane ha presentato la sua nuova Tane Garden House, costruita nel Vitra Campus.
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Come ogni lunedì
☞ Bruno Bento, un fisico dell’Università di Liverpool, teorizza che il Big Bang forse non sia stato, come abbiamo sempre creduto, l’origine dell’Universo, e che l’Universo sarebbe sempre esistito.
E inoltre
🪐 Lo studio britannico Dorothy ha dedicato due mappe planetarie ad altrettante scene musicali: quella emo e quella delle Riot Grrrls.
☞ Le stelle? I Rites of Spring e le Bikini Kill.
🔢 Un matematico giochino-droga del New York Times.
☞ Digits.
🪰 15 specie di mosca che decollano in slow motion.
☞ Un video.
📸 Borðoy e Viðoy, due delle isole danesi Fær Øer.
☞ In una serie fotografica di Jennifer Esseiva.
🗺️ Un atlante degli Stati Uniti dell’800.
☞ Pensato per le persone cieche e quindi tutto in rilievo.
🎨 La percezione del colore e del contrasto.
☞ Un’approfondita guida interattiva [in inglese].
💭 Si può ridere di tutto? Come si gestisce il successo senza perdere se stessi?
☞ Su Lucy c’è una bella video-intervista di Giada Arena a Zerocalcare.
💣 Da qualche settimana nel mondo delle agenzie di comunicazione italiane è scoppiato lo scandalo molestie.
☞ Flavia Brevi riassume benissimo tutta la questione. [via GLuca]
☞ Sullo stesso argomento c’è pure uno “spiegone” del Post.
👶 «In questo dramma tutto falso del calo di nascite dentro il dramma tutto vero della crisi climatica, sono così tanti i bambini che non sanno dove si trovano, che hanno tutto il diritto di provare rabbia – bambini là fuori e dentro gli adulti. Sono così tante le domande che dovremmo porre senza timore di ferire la sensibilità di qualcuno mentre azzittiamo la nostra».
☞ Un toccante e interessante intervento della scrittrice e poeta Francesca Matteoni che su L’Indiscreto parla di come l’appiattire l’idea di genitorialità sul semplice fatto biologico ci faccia perdere di vista alcuni punti fondamentali.
Bonus
Dalle isole della porpora di Mogador1
di Simon Winchester
Sulla banconota più comune del Regno del Marocco non si trovano cammelli, minareti o tuareg del deserto blu, ma la conchiglia di un mollusco. Si tratta di un mollusco carnivoro — usa la lingua per raschiare i gusci di altre creature, bucarli, e poi succhiarsi il manicaretto — che vive sulla costa, e la sua conchiglia è di un bruno-rossastro, sottile e puntuta, con una lunga spirale e un’apertura a forma di orecchio. È una conchiglia piuttosto bella, di quelle che non si gettano pigramente via, se si ha la fortuna di trovarle.
Ma quando i dirigenti della Banca Centrale del Marocco di Rabat decisero di raffigurarla sul retro del loro foglio da 200 dirham, molti anni fa, non lo fecero per via della curvilinea eleganza della conchiglia. La ragione della scelta, come più si conviene a una banconota, aveva esclusivamente a che fare con il denaro e il profitto. Era infatti su questa bizzarra creatura marina che il Marocco aveva fondato le basi della sua fortuna, e molti anni prima di diventare uno Stato.
I berberi del deserto non erano un popolo di mare, né erano particolarmente interessati a raccogliere molluschi per trarne profitto. Toccò invece a dei marinai che venivano da lontano — dal Levante mediterraneo, a migliaia di chilometri di distanza — rendersi conto di come questi gasteropodi potessero essere usati per arricchirsi. Entrarne in possesso rappresentava però una sfida notevole.
Infatti il mare in cui abbondavano questi eleganti animali era molto diverso dalle placide acque del Mediterraneo. Grandi colonie di gasteropodi, per via di complesse ragioni biologiche e grazie alla magia dell’evoluzione, si trovavano ostinatamente aggrappate alle rocce e agli scogli del grande, ignoto e terrificante oceano Atlantico, molto al di là del mare conosciuto, e in un luogo dove i tradizionali talenti nautici, affinati nel Mediterraneo, valevano ben poco. Per la raccolta di queste creature, dei marinai, dotati di sufficiente coraggio e temerarietà, dovevano stringere i denti e avventurarsi nelle profonde acque del mare più grande che allora si potesse immaginare.
Eppure lo fecero, nel settimo secolo a.C, varcando con una certa dose di sconsideratezza le Colonne d’Ercole e uscendo così dal proprio mare tranquillo verso la grande e grigia immensità di un altrove sconfinato e inesplorato. I marinai che compirono questa straordinaria impresa, e con simile disinvoltura, furono i Fenici, le cui navi costruite per reggere le onde del mare interno, piccolo e familiare affrontavano ora le acque assai più temibili di un mare grande e ignoto. Senz’altro si trattava di marinai straordinari; ma i molluschi nordafricani dovevano esserlo ancora di più, se per essi valeva la pena rischiare tanto.
Estratto dall’omonimo capitolo di Atlantico, di Simon Winchester (Adelphi, 2013), che racconta l’ultramillenario rapporto tra quell’oceano e gli esseri umani che l’hanno navigato e continuano a farlo.
Winchester (1944) è uno scrittore e giornalista anglo-statunitense. Negli anni ha collaborato con molti quotidiani prestigiosi — dal Guardian al New York Times — e scritto decine di saggi.