Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
pare che a Ian Fleming, il creatore della saga di James Bond, non andasse particolarmente a genio il celebre architetto modernista Ernő Goldfinger perché questi aveva fatto abbattere dei cottage vittoriani vicino a casa sua per costruire un edificio moderno. Per vendicarsi, il “papà” di 007 decise di dare il cognome dell’architetto all’avido e perfido multimilionario che Bond si trova appunto ad affrontare in Missione Goldfinger;
ogni anno 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili finiscono in discarica perché invenduti;
Amazon, Meta, Microsoft e TomTom stanno lanciando una loro piattaforma di mappe aperte per non lasciare il settore delle mappe digitali in mano al duopolio Google-Apple;
il viaggio delle rondini in effetti non finisce mai. Il tempo di arrivare a destinazione ed è il momento di tornare indietro.
Una città
milano • libri • illustrazione • copertine
La “non-rivista” The Milaneser ha lanciato il suo primo libro, che raccoglie le copertine illustrate pubblicate finora.
☞ Edito da Edizioni Bonvini, presenta il meglio dell’illustrazione italiana e i testi di cinque narratrici e narratori d’eccezione.
Delle mappe illustrate
mappe • libri • illustrazione
La casa editrice Victionary ha dato alle stampe un volume antologico dedicato alle migliori mappe illustrate contemporanee.
☞ Raccoglie i lavori di 49 artiste e artisti, tra cui spiccano anche tre talenti italiani: Roberto “Hikimi” Blefari, Elisa Macellari e Federica Ubaldo.
Una torre
architettura • illustrazione • londra
Il nuovo marchio britannico London Strike ha lanciato la sua collezione di scatole di fiammiferi dedicate all’architettura moderna.
☞ La prima ha come protagonista un amato/odiato simbolo del brutalismo londinese: la Trellick Tower.
Un tratto iperrealista
in punta di penna • interviste • disegno
«Il mio lavoro prevede pratica e pazienza. Per un’opera di solito mi occorrono due o tre settimane».
☞ Per la rubrica In punta di penna, Davide Calì ha intervistato il giovane artista nigeriano Ebuka Emmanuel, in arte Ebuka Pen.
Degli albi
libri • illustrazione • cinque
«Gli albi divulgativi si sono svecchiati parecchio negli ultimi anni e propongono ora molti soggetti inesplorati fino a qualche tempo fa, oppure già visti, ma con una veste grafica più innovativa».
☞ Il nostro Davide Calì consiglia 5 albi illustati non-fiction.
Delle parole
logos • illustrazione • moda
«La fast fashion è un’industria che vale circa 2,4 mila miliardi di dollari ma che ha un grosso problema di impatto ecologico».
☞ La nuova puntata della rubrica Logos, parole illustrate, disegnata da Sara Arosio.
Un frutto che puzza
mai guidare con un orso in macchina • illustrazione • leggi assurde
Il frutto del durian ha un odore talmente pungente che in alcuni paesi non si può portare sui mezzi pubblici.
☞ La nuova puntata della rubrica Mai guidare con un orso in macchina, illustrata da Gloria Di Bella.
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E inoltre
🔠 «L’intelligenza artificiale non è meno minacciosa della curva di Bézier, della fotocopiatrice o del righello. Sono ottimista sul fatto che i type designer considereranno la cosa in questo modo, sapendo che siamo generalmente predisposti alle soluzioni tecniche e desiderosi di recuperare anni della nostra vita che altrimenti verrebbero spesi per rivedere il kerning. Da qui, spero che possano emergere nuovi modelli di lavoro che potrebbero diventare applicabili ad altri tipi di lavoro creativo».
☞ Jonathan Hoefler dice la sua su AI e type design.
🇫🇷 La Parigi in miniatura di Nicolas Pierre.
☞ Sta creando modellini di palazzi e tratti di strada (ma niente monumenti famosi).
☄️ L’intera storia della Terra, condensata in un’ora.
☞ La nuova, strabiliante animazione di Kurzgesagt.
🌏 «È come avere un conto in banca sempre in debito, fino al giorno in cui ci sequestreranno la carta e ce la taglieranno».
☞ Su Lucy, Ferdinando Cutugno scrive che Anche la Terra ha i suoi limiti (e dobbiamo rispettarli).
🐈 Gatti e domino.
☞ Non c’è bisogno di aggiungere altro: guardatevi il video.
👩🏾🎨 Kehinde Wiley e Amy Sherald, il pittore e la pittrice che realizzarono i ritratti presidenziali di Barack e Michelle Obama, parlano del rappresentare corpi neri.
☞ Paint & Pitchfork, un corto documentario del New Yorker.
🥹 «Come stai?». Quante volte lo chiediamo per conoscere davvero la risposta?
☞ Una toccante pubblicità.
Bonus
Margini e spazi interiori tra le fabbriche vuote1
di Bertram Niessen
A diciott'anni, seguendo un pezzo della mia famiglia, mi sono trasferito in un paese nell'hinterland di Milano. Un'esperienza profondamente straniante, non tanto dal punto di vista culturale quanto da quello spaziale. Perché lì il tessuto urbano ti faceva andare completamente fuori di testa. Non era la prima zona suburbana che vedevo: i miei nonni in Germania vivevano in una città enorme ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, che era fatta quasi esclusivamente da una sequela di casette con nani nei giardini e tende di pizzo alle finestre. Nei quartieri-dormitorio in cui mi ero ritrovato c'era però qualcosa che mi confondeva in un modo profondo e radicale. Più dell'odore acre che usciva dalle ciminiere delle fabbrichette di famiglia, più del clima che alternava pioggia e nebbia, quello che proprio non riuscivo a capire era dove iniziasse e finisse lo spazio delle cose intorno a me. Quali erano i perimetri. I blocchi delle case popolari, i supermercati, i capannoni, le officine, i distributori, le ville del barocchetto lombardo, i bancomat. Tutto si affastellava e si susseguiva senza senso apparente lungo direttrici anonime e misteriose. Tangenziali, autostrade a otto corsie, massicciate della metropolitana che uscivano dal sottosuolo, binari dei treni, centrali elettriche e parcheggi della logistica.
Esisteva, da qualche parte, Milano. Attraverso una serie infinita di cambi, attese nei parcheggi dei mezzi pubblici o passaggi in macchina ci si poteva arrivare. C'era evidentemente una qualche logica di conseguenza spaziale tra il posto in cui vivevo e la grande città, ma non riuscivo a farla mia in nessun modo. L'unica manifestazione tangibile di continuità erano i corpi delle persone che a orari cadenzati si stipavano nei vagoni della metropolitana, sugli autobus e sui tram. Quello che non capivo, allora, era che stavo cercando di trovare un modo per costruire un rapporto personale con una complessità dell'esperienza urbana che — sulla base di quello che era stata la mia vita fino a quel punto — mi sembrava completamente aliena.
Questo, ovviamente, perché ero convinto di sapere cosa fosse una città, mentre in realtà non ne avevo la più pallida idea.
Estratto dall’omonimo capitolo di Abitare il vortice. Come le città hanno perduto il senso e come fare per ritrovarlo, di Bertram Niessen, Utet, 2023.
Niessen (1979) è un ricercatore e progettista. Direttore scientifico di cheFare, collabora con diverse testate e ha insegnato nelle università di Milano-Bicocca, Milano Statale e Trento.