Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
fin dal ‘600 Haarlem è uno dei maggiori centri di produzione di tulipani dei Paesi Bassi;
«quello degli eventi è un settore in cui trovi da sempre molte figure femminili: non so esattamente il motivo, forse perché le donne sono delle brave organizzatrici, forse perché sono particolarmente capaci a lavorare contemporaneamente su più ambiti, ma queste sono generalizzazioni un po’ pericolose» spiega Francesca Pazzagli, “designer dell’effimero” e fondatrice dello studio Archivio Personale;
«per non deludere, la realtà dovrà assomigliare alla sua immagine» sosteneva l’antropologo francese Marc Augé;
«le cose, gli oggetti, sono volti. Gli oggetti ci guardano come volti, perché ci riguardano» dice il poeta, scrittore e giornalista Beppe Sebaste.
Un progettare ciò che presto sparirà
interviste • design
«Ricordo la prima sfilata, è stata per noi un trauma. Questo lavoro ci aveva occupate per diversi mesi: alla fine l’evento si è esaurito nel giro di soli venti minuti. Solitamente il mondo del progetto ci ha abituato a realizzare qualcosa di concreto e che duri nel tempo, pensare di progettare sul temporaneo e l’immateriale non è stato semplice, anzi».
☞ Il nostro Tommaso Bovo ha intervistato Alessandra Foschi, Francesca Pazzagli e Silvia Allori di Archivio Personale, studio specializzato in set-design.
Degli oggetti pieni di memoria
eventi • fotografia
A Milano una mostra raccoglie gli oggetti appartenuti alle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013, quando un’imbarcazione di 20 metri, partita da Misurata, in Libia, con a bordo centinaia di persone in cerca di un futuro in Europa, affondò davanti alle coste dell’Isola dei Conigli, a Lampedusa. Morirono in 386.
☞ L’esposizione (aperta fino al 31 ottobre) si intitola La Memoria degli Oggetti e presenta anche la serie fotografica, finora inedita, dell’artista italo-marocchino Karim El Maktafi, che ha immortalato tutti gli oggetti.
Una Sicilia raccontata dalle mani
video • documentario
Il regista tedesco Marko Roth ha narrato il suo viaggio in Sicilia attraverso un corto in cui le protagoniste sono, appunto, le mani della gente: mani che dipingono, che stringono sigarette, che stendono i panni, che si legano i capelli, che accarezzano, che aspettano e s’annoiano.
☞ Il corto è stato girato interamente su una singola pellicola a 35 millimetri, senza troupe, senzi programmi, senza location fisse, senza aspettative.
I fiori di Arentine Hendrica Arendsen
tesori d’archivio • illustrazione • botanica
Quasi sconosciuta, l’artista dei Paesi Bassi fu tra le più talentuose illustratrici botaniche della sua epoca.
☞ Tra il 1872 e il 1881 realizzò le tavole dei cataloghi di bulbi e semi di fiori di un’azienda di Harleem.
Delle unghie che feriscono
video • animazione
Nel sottosuolo c’è un misterioso giardino. A prendersene cura è un altrettanto enigmatico giardiniere. A un certo punto da un vaso nasce una piccola creatura: è un bambino, dotato di unghie affilatissime. Il giardiniere prova a tagliargliele ma l’impresa si rivelerà tutt’altro che semplice e l’uomo si ritroverà letteralmente fatto a pezzi da quel “figlio” che nel frattempo è cresciuto e che alla fine prenderà il suo posto.
☞ Una metafora del complicato rapporto padre-figlio.
Un pubblicizzare i libri
tesori d’archivio • poster • illustrazione
A cavallo tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 era molto diffusa, negli Stati Uniti, l’abitudine di pubblicizzare i libri in uscita attraverso poster illustrati appositamente commissionati ad artiste e artisti.
☞ Ecco una raccolta di alcuni tra i migliori.
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E inoltre
🗺️ «Da studente mi sono sempre interessato ai margini del mondo antico, soprattutto perché negli studi di storia antica tedeschi – ma così anche in quelli italiani – il centro dell’attenzione è stato piuttosto su Roma, sui greci, sulla politica interna, sulle grandi guerre. Uno sguardo più ravvicinato alle fonti rivela che il mondo greco e quello romano comprendevano anche quei territori ai margini con cui erano in contatto».
☞ Su Il Tascabile c’è una bella intervista a Raimund Schulz, storico dell’antichità e autore del libro Avventurieri in terre lontane.
🏟️ Una comparazione, in scala, dei campi da gioco di alcuni tra i principali sport.
☞ Il campo da baseball è enorme.
💰 «Privatizzare una piazza è un atto politico imperdonabile e reazionario. Privatizzare una piazza con un carico simbolico come quello di Loreto è ancora più grave».
☞ Sempre su Il Tascabile, la studiosa di politiche urbane Lucia Tozzi parla del progetto milanese Loreto Open Community.
🎨 Dettagliatissimi dipinti all’acquerello di interni.
☞ L’autore è l’artista Diego de Mora.
🌉 10 ponti levatoi.
☞ Fatti coi Lego.
🐞 L’affascinante ciclo di vita di una coccinella.
☞ Da Goth a Glam.
🪨 Un banchetto cinese.
☞ Ma le pietanze sono rocce (che però assomigliano incredibilmente a cibo).
Bonus
Lo sputo del ragno1
di Luigi Malerba
Se ci riesce il ragno, disse Alessandrone, ci riuscirò anch'io. Scherziamo? Il ragno è una bestia, cioè un insetto, e io sono io, cioè un uomo.
Che cosa sa fare il ragno? La ragnatela e niente altro. Come la fa? Con lo sputo. A che cosa serve la tela del ragno? Non per fare lenzuoli asciugamani federe camicie e via dicendo. La tela del ragno serve solo per acchiappare le mosche cioè per procurare al ragno, che è un insetto, un altro insetto da mangiare. Il ragno infatti mangia le mosche. L'uomo non mangia le mosche, salvo qualche volta quando gli cadono dentro il piatto della minestra.
Bisogna riconoscere che il ragno è molto abile nel fare la sua tela, cioè la ragnatela, con lo sputo.
Lo sputo del ragno è un filo lungo e sottile, ma molto robusto, così che il ragno ci può stare appeso con tutto il suo corpo e calarsi nel vuoto e dondolarsi da un ramo all'altro se sta su un albero, da un muro all'altro se sta in una casa, da un cavolo all'altro se sta in un orto, di palo in frasca se sta in giro per il mondo.
Agli uomini il ragno fa schifo, sopratutto alle donne. Solo i contadini gli lasciano fare le sue ragnatele nelle stalle perché così ci vanno a finire le mosche e non danno fastidio alle vacche.
Alessandrone si arrampicò su un albero. Quello che fa il ragno lo posso fare anch'io meglio di lui.
Scherziamo? Io sono un uomo, ho un nome e un cognome, cammino in piedi e con la testa alta. Ho anche il pensiero, la televisione e tante altre cose che il ragno non ha.
Alessandrone raccolse lo sputo sulla lingua, scelse un ramo robusto e vi sputò sopra. Poi si buttò di sotto aggrappandosi allo sputo come aveva visto fare al ragno. Invece cascò a terra malamente e si slogò il collo, una spalla, un ginocchio, un gomito, un polso, quattro dita della mano sinistra e due del piede destro.
La storiella è raccolta in Storiette e Storiette tascabili, di Luigi Malerba, Quodlibet, 2016 (Storiette e Storiette tascabili uscirono originariamente per Einaudi, rispettivamente nel 1977 e nel 1984).
Malerba (1927-2008) è stato uno scrittore e sceneggiatore. Fece parte del celebre Gruppo 63 e scrisse decine di libri, tra romanzi, raccolte di racconti e storie per l’infanzia, oltre a inventare numerosi caroselli e spot pubblicitari.