Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
le fiabe e le favole classiche, come quelle di Esopo, Fedro, La Fontaine, Perrault, i fratelli Grimm e Andersen, sono — per chi fa illustrazione — come gli standard nella musica jazz: ciascun artista ne dà la propria reinterpretazione;
l’Uomo Nero e il Babau — che nel variopinto folklore italiano sono spesso interscambiabili — assumono, nei racconti della tradizione, molte forme. E quanto più il loro aspetto è vago, appena accennato, tanto più spaventano. Quando è l’immaginazione a dover completare il “quadro”, ecco che vengono a galla le paure più recondite di ciascuno;
in Francia è severamente proibito sposarsi con una categoria molto precisa di persone.
Una penna a sfera
interviste • illustrazione • bic
«Il nero, rispetto ad altri colori, dura per più tempo se sottoposto a fonti luminose, le quali devono essere comunque ridotte, altrimenti il segno della biro, a lungo andare, tende a sbiadire».
☞ Marcello Carrà è il secondo artista della Bic che abbiamo intervistato per la nuova rubrica In punta di penna.
Un Uomo Nero
mappe • illustrazione
Creature simili al nostro Babau esistono in quasi tutte le culture del mondo.
☞ Il sito TheToyZone ha pensato di raccoglierle tutte in una serie di mappe illustrate.
Una legge bizzarra
mai guidare con un orso in macchina • illustrazione
Nel mondo ci sono leggi strane. O forse, ci sembrano strane perché alle nostre, per quanto bizzarre, siamo abituati?
☞ Mai guidare con un orso in macchina è una nuova rubrica, illustrata da Gloria Di Bella, che presenta le più bizzarre. Nella prima puntata si va in Francia.
Delle favole
tesori d’archivio • illustrazione
Percy J. Billinghurst è stato un illustratore britannico vissuto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Di lui si sa molto poco. Sono giunti a noi solo due libri: delle raccolte di favole di Jean de La Fontaine, che disegnò.
☞ Le 101 tavole del suo A Hundred fables of La Fontaine, pubblicato nel 1900, si possono vedere e scaricare gratis.
Del vento
libri • illustrazione
«Ho vissuto per anni a Genova, una città che di vento ne sa qualcosa! D’inverno, in certi quartieri si porta via tutto! Quando da bambino andavo a scuola, ho perso un numero imprecisato di ombrelli, puntualmente sbranati dal vento non appena voltato l’angolo in fondo alla via».
☞ Il nostro Davide Calì consiglia 5 albi illustrati a tema “vento”.
Un cortocircuito
interviste • illustrazione • parole
«Mi piace quando parole e immagini viaggiano su piani diversi fino a che, ad un certo punto della narrazione, si incontrano e creano un cortocircuito eccitante!».
☞ Un’intervista alla giovane illustratrice Sara Arosio, autrice della rubrica Logos, parole illustrate [vedi sotto👇].
Delle domeniche
logos • illustrazione
«Il pomeriggio di domenica però mi ha sempre dato uno strano senso di angoscia. Poco importa che uscissimo o che rimanessimo a casa. Le passeggiate domenicali al sole mi deprimevano al pari dei piovosi pomeriggi casalinghi. Ho scoperto solo da grande che questo scoramento domenicale non era una cosa soltanto mia ma condivisa da tanti e che anzi, aveva persino un nome: Sunday Blues».
☞ La nuova puntata della nostra rubrica Logos, parole illustrate.
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E inoltre
🎃 «Halloween è l’adolescenza dei brand: la paura di essere dimenticati, la paura di non esserci, di essere diversi dagli altri, di non mettere il dolcetto nel menu».
☞ Dalla newsletter di Gianluca Diegoli, due storie (di marketing) per non dormire.
🐕 La celeberrima vignetta “On the internet, no one knows you’re a dog”, pubblicata nel ‘93 sul New Yorker, è stata venduta all’asta.
☞ E ha raggiunto una cifra record.
💰 Taylor Swift è miliardaria.
☞ Bloomberg spiega da dove arriva la sua ricchezza usando le perline dei braccialetti.
⭕️ Tornio da ceramica + lavagna rotonda + marker =
☞ Un filmato ipnotico.
🎙️ «In un futuro distopico, un trio di musicisti scopre un disco in vinile degradato e tenta di reimmaginare una delle sue canzoni».
☞ The Archivists (il pezzo è Smalltown Boy dei Bronski Beat).
🍴 Tutti gli oggetti appartenuti a Emily Dickinson e alla sua famiglia.
☞ La collezione dell’Emily Dickinson Museum è stata messa online un paio di mesi fa.
🗺️ Una mappa del 1920 di un progetto per riappacificare la Mitteleuropa, dividendola in cantoni.
☞ La bandiera, poi, è meravigliosa.
🛰️ Immaginare una stazione spaziale che sembra un villa con giardino e piscina.
☞ One Revolution Per Minute.
Bonus
Boscomatto1
di Ádám Bodor
La mattina quando mi avvio a fare il mio giro, comincio con il lavatoio pubblico, controllo il grado di pulizia, se hanno lavato o meno il pavimento, se hanno strofinato le vasche, poi apro i rubinetti dell’acqua calda per quelli a cui spetta gratis, ai bisognosi locali. Riceviamo l’acqua calda dalle sorgenti termali di Prato Paltinsky, dal lato del Paltin, ma, ferma nei tubi, di notte si raffredda parecchio, la mattina dopo l’apertura l’acqua fluisce ancora a lungo, ma al massimo tiepida, anche per questo dalle otto alle dieci la lavatura è gratuita. I più danarosi vengono con i panni sporchi la mattina, a partire dalle dieci, e ricevono acqua ormai bollente, e naturalmente pagano. Quando finisco al lavatoio, faccio una capatina per le notizie al reparto celere: se tira aria buona, facciamo un giro a carte o a tavola reale; poi via, direzione lungofiume. Di recente è iniziato il disgelo, devo vedere se le lastre di ghiaccio alla deriva hanno danneggiato i fluviometri.
M’incamminai quindi piano verso il Jablonka, sotto i salici glabri, lungo la riva fino al posto di guardia Czervensky, poi oltre fino in fondo al guado Czervensky, al mulino Czervensky intrappolato nel ghiaccio, a prendere visione di nuovo della meraviglia di Jablonska Poljana.
Balwinder, alla fine di un autunno, sebbene lo avesse potuto fare, infatti era da anni compito suo, aveva trascurato di alzare in tempo le paratoie del mulino ad acqua, per questo si erano ghiacciate ancora prima dell’arrivo dell’inverno vero, così non era stato più possibile smuoverle. Il ghiaccio aveva cominciato a gonfiarsi, poco alla volta si era ingobbito fino a riversarsi sulla chiusa, e l’acqua scorreva, scorreva, prima si ghiacciò solo la ruota del mulino nella piena di cristallo che in seguito avrebbe cinto tutta la struttura di travi al punto che anche dal tetto di scandola possenti ghiaccioli brillavano come mostruose zanne dell’inverno. Ancora oggi il mulino è rimasto così, completamente intatto, come chiuso nel vetro. Con Tatjána a volte usciamo a passeggio per vedere i topi ghiacciatisi nella fuga che fissano l’infinito, il nulla eterno, con gli occhi ingigantiti dall’ingrandimento causato dallo strato di ghiaccio.
Intorno alle paline di misurazione dove l’acqua della sorgente termale numero due si riversa fumante nel fiume, e dove ogni estate un vortice nero turbina indolente sotto una sottile lamina di ghiaccio vitreo, tra le spire fluttuanti delle alghe, vagano bolle scintillanti, a mo’ di messaggi di ignoti mondi sottacquei. Il fiume s’era destato, sulle sue rive si ingiallivano anche i sarmenti del verde, dopo l’alba gelida, inclemente, di fine inverno, come se già una brezza profumata filasse sulle pendici del Paltin, ogni tanto uno zefiro inatteso aveva portato anche un po’ dell’odore della terra delle pianure oltre le montagne. Il sole si nascondeva da qualche parte dietro i piumini di nebbia che si diradava, le grondaie vibravano, le vene nere, ruscellando sulla gelida terra grigia, risplendevano.
Estratto dal primo capitolo di Boscomatto, di Ádám Bodor, Il Saggiatore, 2019.
Bodor (1936) è uno scrittore ungherese originario della Transilvania.
Secondo il collega László Krasznahorkai, Bodor è «l’autore più spietato, più crudele della letteratura contemporanea est-europea».
Boscomatto — scrive la casa editrice — «è una successione di tavole bruegeliane in cui le situazioni si ripetono in modo ossessivo, come se i personaggi – lunga teoria di figure sole e disperate, accomunate da un desiderio perennemente frustrato di contatto umano – fossero condannati a replicare senza sosta i gesti di una farsa insensata. Del resto, nella valle della Verhovina non esistono passato, presente e futuro; il filo del tempo è un cappio e ogni vita, congelata nel ghiaccio, è un fossile imperfetto che ci arriva dalla fine dei giorni, alla cui sorte siamo tutti fraterni».