Questa settimana, su Frizzifrizzi abbiamo scoperto che:
l’editore Jesse Haney & Co., di base a New York, pubblicava di tutto: riviste, manuali, giornali di fumetti e periodici che erano delle vere e proprie wunderkammer. Fu anche il primo a pubblicare, a puntate, negli Stati Uniti, e senza alcun permesso, Alice nel paese delle meraviglie;
a differenza del sistema Linotype, dove i caratteri del testo venivano fusi linea per linea (con una rapidità che si adattava bene alle redazioni dei quotidiani), nel sistema Monotype ogni carattere veniva fuso singolarmente e questo permetteva di sostituire il singolo glifo, senza buttar via l’intera riga, in caso di refusi;
nelle scuole britanniche sono diffusi righelli con su stampati i nomi di tutti i regnanti: una lunga sequela di Henry, William, Edward, Richard, George e Charles, con poche variazioni sul tema (un John, uno Stephen, un paio di James e di Mary, un’Anne, una Victoria e due Elizabeth).
Degli ornamenti
tesori d’archivio • design
La casa editrice newyorkese Jesse Haney & Co. dava alle stampe di tutto, specialmente riviste e manuali. Nel 1876 pubblicò un album di cornici, pergamene e decorazioni.
☞ Lo Standard Scroll Book si può scaricare gratuitamente.
Una collezione riscoperta
tesori d’archivio • tipografia
Quando la Monotype Corporation Ltd. fu messa in liquidazione, nel 1992, il Science Museum ne acquisì gli archivi.
Negli ultimi anni, all’interno di una gigantesca operazione di studio, riscoperta e diffusione dei propri materiali d’archivio, il museo ha rimesso mano alla collezione, reinventariando i materiali, aggiornandone le schede, svolgendo ricerche e fotografando i pezzi più interessanti dal punto di vista storico-tecnico.
☞ Finalmente valorizzata come si deve, oggi la Monotype Collection è protagonista di un’intera sezione del sito del Science Museum.
Dei re e delle regine
information design • libri
In occasione dell'incoronazione di Carlo III, la designer Melissa Price ha prodotto un bel libriccino in cui riassume 1000 anni di regnanti inglesi usando semplicemente tipografia e colori.
☞ Da Guglielmo il Conquistatore a Carlo III, suddividendo re e regine in base a sette categorie: famiglia, nazionalità, religione, luogo d’incoronazione, numero di matrimoni, numero di figli e motivo della successione.
Un divieto
lazy news • illustrazione
Lazy News è la nostra rubrica dedicata a notizie di ieri che forse possono aiutarci a capire l’oggi.
Curata da Davide Calì, è illustrata da Irene Bidello.
☞ Nella nuova puntata si parla della Francia, dove una commissione ha vietato l’uso di schermi e smartphone ad alcune fasce d’età.
Degli albi sudcoreani
libri • illustrazione • cinque
«La Corea del Sud compra da anni moltissimi nostri albi illustrati ma finora questo interesse non è stato troppo ricambiato da parte nostra. Solo adesso cominciano ad arrivarci, finalmente tradotti in italiano, i primi albi illustrati, devo dire, molto belli».
☞ Il nostro Davide Calì consiglia cinque albi illustrati di autrici e autori della Corea del Sud.
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E inoltre
📏 Un set di righelli con unità di misura antiche o ormai obsolete.
☞ Spanne, cubiti e shaku.
☄️ Mattoncini Lego stampati in 3D con polvere di meteorite.
☞ Fa parte di un esperimento per testare possibili modalità di costruzione di una futura base lunare.
🛸 Come sono cambiati i film di fantascienza.
☞ Un’analisi di 200 pellicole, dagli anni ‘50 a oggi, su The Pudding.
🕳️ Cosa c’è nel sottosuolo di Londra.
☞ Più di quanto ci si potrebbe immaginare.
🛠️ Hardware Archive.
☞ Un progetto del designer Liang-Jung Chen.
🐈 Disegnare un alfabeto gattesco.
☞ MIAO.
💄 «Un video-saggio di cultura pop sui film di “makeover” con cui siamo cresciuti e su tutti i modi in cui ci hanno insegnato che dovevamo sistemarci. Con clip tratti da quasi un centinaio di film, Makeover Movie ci immerge nel mondo cinetico e color caramello del montaggio del makeover.
☞ Accanto a queste immagini iconiche, le donne di colore e le donne queer riflettono sugli standard di bellezza razzializzati, eteronormativi e contraddittori che sono al centro del restyling nei film.
🛌 «I supini lo sanno. Sanno ciò che gli eretti dimenticano, tutti presi dalla propria verticalità, dalla propria “rettitudine”, per usare il termine che la filosofa Adriana Cavarero mette al centro del suo saggio Inclinazioni. Critica della rettitudine, proprio per ragionare sulla “centralità della postura verticale, tanto cara all’individuo sovrano e ai suoi sogni di autonomia” e che per la filosofa, come per Woolf, non è che un “patetico abbaglio”. Chi si pensa dritto e intero, chi guarda sempre davanti a sé, chi procede senza sosta nell’esercito degli eretti, illudendosi di dominare lo spazio – e dunque il mondo – confortato dal proprio orientamento verticale, (o dalla propria erezione), è completamente fuori strada. Ignaro, o dimentico, “di ciò che dopotutto la Natura non si dà affatto la pena di nascondere – che alla fine sarà lei a trionfare”».
☞ Su Il Tascabile Sara De Simone parla dello scrivere a letto.
🍃 «Nel paesaggio della foresta primaria, la vista è ovunque ostacolata dai tessuti verdi, ed è sovente ingannata dal mimetismo e da codici cromatici ignoti. Gli animali vivono nascosti. Per orientarsi serve l’udito. Con i suoni i viventi comunicano e si localizzano tra loro. La nostra lingua è uno strumento inadeguato per decifrare questo concerto, e il nostro udito è disabituato a questo ambiente sonoro, soprattutto per chi vive in città, dove di fondo non c’è che un rumore insensato».
☞ Alcuni estratti dal libro Il senso della natura. Sette sentieri per la Terra, del filosofo Paolo Pecere, su Antinomie.
Bonus
Tempeste. Horta, Isola di Faial1
di Lorenzo Colantoni
Mi sveglio di soprassalto perché pare che la tempesta stia per buttare giù la camera dove mi trovo, la casa e tutto il porto di Horta. A ogni raffica mi sembra che la vecchia casetta in stile coloniale portoghese, tutta pietre bianche e nere, possa crollare sulle barche poco distanti. Alcune tegole malferme sui tetti davanti al mio balcone scricchiolano, si muovono. Oltre si dovrebbe vedere l'Isola di Pico, quasi interamente un gigantesco vulcano per ora quiescente, che sta proprio davanti all'Isola di Faial, di cui Horta è l'unico porto. Le nuvole avvolgono il cono quasi del tutto; si scorgono solo le pendici del vulcano, schiacciate sotto un cielo scuro e pesante.
Sono arrivato alle Azzorre e non è stato facile. La burrasca si è un po' placata, ma fino a ieri le raffiche superavano i 50 nodi di vento, 100 chilometri all'ora — nessun aereo è riuscito ad arrivare nelle isole prima del nostro e comunque anche noi ce l'abbiamo fatta a malapena, grazie a un atterraggio violentissimo in cui molti passeggeri davano per scontato che ci saremmo ribaltati. È un evento in realtà relativamente frequente nell'arcipelago, che vive ogni inverno una stagione delle tempeste che il cambiamento climatico sta facendo diventare sempre più dura. Speravo di essere più fortunato, però, e di trovare un tempo più mite a maggio, ma in fondo anche questi eventi estremi sono parte di quel fascino remoto delle Azzorre che nasce dall'isolamento. È un arcipelago solitario, perso nel centro dell'Oceano Atlantico a metà esatta tra l'Europa e le Americhe, composto da campagne identiche al Portogallo, vulcani preistorici e foreste tropicali stranamente assortiti. È uno di quei posti che suscita straniamento e familiarità allo stesso tempo: pare di stare a casa e allo stesso tempo in un luogo che non potrebbe esistere altrove nel mondo. Da quando le ho viste la prima volta, ho sempre desiderato tornarci.
Ho deciso di iniziare dalle Azzorre perché qui siamo al centro della corrente e all'estremo confine dell'Europa. L'Europa politica ma non geografica, chiaramente, perché queste isole appartengono al Portogallo ma sono distanti 1500 chilometri dalle coste europee. Le Azzorre però sono Europa anche dal punto di vista sociale e culturale, perché sono state scoperte dai portoghesi prima dell'America, probabilmente tra il 1341 e il 1452, e a differenza dell'America sono state veramente scoperte: prima degli europei qui non c'era nessuno. Così si sono sviluppate non come una colonia, ma come una sorta di appendice distante e originale dell'Europa, distorta dalle distanze e dall'isolamento, ma parte integrante dell'anima del continente.
Le Azzorre sono in un certo senso la prima parte d'Europa che la corrente tocca, e una di quelle che più trasforma: mitiga il clima e contribuisce a rendere la vegetazione ricca e lussureggiante; qui il paesaggio non è dominato dalle distese semidesertiche di Fuerteventura alle Canarie o dal freddo della Francia atlantica (che è alla stessa latitudine), ma da vigneti, foreste e pascoli. Ricorda ogni tanto il Brasile, ogni tanto la Provenza. La Corrente del Golfo però porta qui anche una cascata di plancton e nutrienti che trovano nei canyon e nelle dorsali oceaniche delle Azzorre il luogo perfetto per moltiplicarsi. L'arcipelago è un giardino lussureggiante, tanto sopra quanto sotto la superficie dell'acqua. Questo lo sanno decine di specie differenti, che usano la corrente come una sorta di autostrada sottomarina per farsi trasportare dal Golfo del Messico, dalla Florida, dalle Americhe fino qui, in quest'oasi nell'Atlantico. Arrivano qui sei specie di tartarughe marine, decine di uccelli differenti, meduse, trenta specie di cetacei, incluse la balenottera azzurra (l'animale più grande del pianeta), quella comune (il secondo più grande) e la balena franca, tra quelle più a rischio di estinzione a livello globale. Sott’acqua questo è uno dei luoghi più trafficati del pianeta.
Estratto dall’omonimo capitolo del saggio Lungo la corrente. Viaggio nell'Europa che affronta il cambiamento climatico, di Lorenzo Colantoni, Editori Laterza, 2024.
Colantoni è un giornalista specializzato in temi ambientali e regista di documentari. Collabora con diverse testate, tra cui il Guardian e il Corriere della Sera. È consulente per agenzie ONU quali UNICRI e UNODC e ricercatore dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) dal 2015.